Scuola
5:00 pm, 27 Settembre 15 calendario

I 500 euro in pasto agli enti di formazione?

Di: Redazione Metronews
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SCUOLA Quando a ottobre arriveranno i 500 euro annui per la formazione, occorrerà capire cosa farci. Infatti, finché si parla di rendicontazione dell’acquisto di device elettronici, siamo tutti d’accordo: si pensi a quanti docenti devono provvedere a computer o tablet per poter usare il registro elettronico, quando non è la scuola a fornirli. Se parliamo però di formazione culturale, le cose si complicano. Tralasciando aspetti più teorici, quali ad esempio il confine della formazione culturale di un insegnante (se insegno lettere ma leggo testi di biologia per un confronto metodologico, quei testi saranno o no rendicontabili?), un problema concreto è quello degli enti formatori.
Pochi controlli e poche regole
Questi enti, che possono certificare attività di formazione per gli insegnanti, sono oggi soggetti a pochissimi controlli. Quello della formazione post lauream è in realtà un mercato deregolamentato, in cui consorzi sbucati dal nulla, pubblici e privati, riescono facilmente a farsi accreditare dal Miur. In tal modo si falsano le graduatorie da almeno 15 anni, con un vero e proprio mercimonio di punti e titoli, le cui vittime sono i precari e in cui gli unici vincitori sono proprio gli enti formatori. Senza controlli, di fronte all’obbligo di formazione per i docenti e al rischio di chiamata per curriculum, la situazione rischia di peggiorare a tutto vantaggio dei presunti paladini del lifelong learning, spesso gruppi di pressione con ben altri interessi.
Dispense scarne e scadenti
Già ora i costi di questi corsi, approntati on-line o tramite dispense scarne e spesso scadenti, vanno dai 450  ai 1.000 euro, permettendo di ottenere un punteggio in graduatoria comparabile a quello di una seconda laurea a fronte di un impegno richiesto a formatori e docenti praticamente nullo; per paradosso, corsi molto più seri, tenuti da grandi università e college stranieri non vengono riconosciuti dal Miur. Il rischio quindi è che i docenti debbano “comprarsi” titoli da mettere in curriculum, travasando i 500 euro a questi enti accreditati; mentre, per formarsi davvero, debbano seguire altri corsi a proprie spese, o peggio, alla fine debbano rassegnarsi a fare da sé.
SEBASTIANO CUFFARI

27 Settembre 2015
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