Muccino: Dirigere Crowe? È stata una bella sfida
CINEMA. È la storia di uno scrittore fallito e di una figlia che smette di amare, ma è anche la storia di una rinascita e di una morte, di un’infanzia e del sistema americano per cui “il solo dio è il denaro, quasi un valore morale”. Così sintetizza Gabriele Muccino il suo ultimo film, Padri e figlie (dall’1 ottobre nei cinema), interpreti Russell Crowe e Amanda Seyfried, il suo “film più completo, perché ha molte trame e sottotrame ed è una sorta di analisi”.
Muccino, è stato difficile dirigere Russell Crowe?
I primi tre giorni mi son sentito studiato come un insetto al microscopio. Lui sul set non parla con nessuno, col regista solo a bassa voce. È l’unico attore incontrato che non si è mai controllato al monitor.
Continuerà a lavorare a Hollywood?
Non so. Hollywood è imprevedibile. Quando lavoravo con Will Smith ho pensato che Hollywood fosse il paese dei balocchi. Mi sbagliavo: è un posto in cui i registi vengono controllati ogni giorno e sono licenziabili in ogni momento.
SILVIA DI PAOLA
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