La caduta di Frau Merkel
Ci viene da dire che la miglior risposta al caos Volkswagen è il Papa che, a Washington, di fronte al Presidente Obama, sale sulla Fiat 500L nera. Di quel gesto, involontario nelle intenzioni, noi, raccogliamo una gran messa di frutti. Da un lato c’è l’orgoglio italiano e dall’altro la risposta al dramma tedesco: produrre buone auto, ecologiche, rispettando i protocolli contro l’inquinamento, si può. Non sappiamo come andrà finire la vicenda. Può darsi che alla lunga Volkswagen si riprenda e paghi meno del dovuto. Non ne sarei tanto convinto perché negli Stati Uniti le bugie si pagano care. Carissime. Dalla politica all’economia. Ad esempio l’infedeltà fiscale è punita con la galera. Quindi, infrangere delle leggi, sapendo di mentire, taroccare delle auto, milioni di auto, è uno spot d’immagine a tasso sotto zero. La frittata è di dimensioni planetarie. Un danno, per la Germania, geopolitico e geoeconomico. All’ennesima potenza se il governo sapeva e ha taciuto. La leadership europea non è più tedesca. Non lo può essere se, come risulta, è dopata. Drogata. Inoltre c’è il nodo dell’affidabilità. Da tempo noi riteniamo che la Merkel è sopravvalutata. La sua leadership è zoppa. Lasciamo stare maggioloni e maggiolini ma, dall’economia ai migranti, frau Angela è stato un totale fallimento (i sondaggi la danno in caduta libera). Si constata la dipartita del modello Germania uguale Europa e Europa uguale Germania. I guardiani del liberismo si sono rivoltati nella tomba. Perché nel sacrificio Volkswagen ci sono le contraddizioni di chi fa carte false cercando di apparire ciò che non è. E da questo punto di vista la Fca-Fiat di Marchionne, nella versione italiana e americana, sono un esempio meritevole.
Si constata la dipartita del modello
Germania uguale Europa e Europa uguale Germania
La Volkswagen, azienda che fa auto (non elettricità, gas ecc.) è per buona parte pubblica. Una commistione che non va bene perché poi quando c’è il patatrac la sovrapposizione di immagine porta solo dolori. Le aziende che fanno auto devono essere private. Lo Stato non deve fare auto. L’operazione Obama- General Motors – Fiat-Marchionne ha rappresentato il massimo di quello che il mercato può concedere allo Stato, e viceversa: cioè il Governo presta soldi per salvare una azienda. E il prestito viene restituito con gli interessi. Chiuso. Fiat in Italia si è affrancata dalla logica, appoggiata, in passato anche dal sindacato, degli aiuti di Stato. Ed è un bene.
MAURIZIO GUANDALINI
giornalista ed economista
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