Il ragazzo del risciò tra belcanto e musica
TORINO. Un grande affresco della Cina ai primi del Novecento. È così che, in prima europea, sbarcherà, mercoledì e giovedì, alle 20, al Teatro Regio, per MiTo SettembreMusica, “Il ragazzo del risciò (Luotuo Xiangze)”, l’opera commissionata dal National Centre for the Performing Arts di Pechino al compositore Guo Wenjing ed eseguita, in prima mondiale, a Pechino il 25 giugno 2014. Questo melodramma in due atti, su libretto di Xu Ying, è tratta dall’omonimo romanzo di Lao She, uno dei massimi rappresentanti della letteratura cinese moderna, scomparso nel 1966.
In cinese con sopratitoli
Ne “Il ragazzo del risciò”, opera cantata in cinese con sopratitoli in italiano, il compositore mescola abilmente il belcanto con la vocalità, tecniche di composizione occidentale e sonorità tipiche della musica tradizionale, dando vita a una originalissima voce nel panorama dell’opera. Il protagonista è Xiangzi, un ragazzo di campagna giunto a Pechino all’inizio del Novecento in cerca di fortuna. Il suo obiettivo è avere un risciò tutto suo. Ma, nonostante la sua buona volontà e il duro lavoro, la guerra, i rovesci della fortuna e una società dura governata dal denaro, capovolgeranno i suoi progetti. Pechino, la città “sporca, bella, decadente, vivace, caotica”, farà da sfondo non casuale alla storia, vibrando di una vita che sembra partecipare alle sofferenze degli umili. Punto centrale della drammaturgia dell’opera è comunque il rapporto tra Xiangzi e il suo veicolo con il quale il protagonista intrattiene un legame quasi viscerale. E i due sembrano muoversi dentro un gigantesco affresco, cupo e senza speranza. Il risciò è simbolo di anelata libertà ed è, nel contempo, giogo crudele. Perché il servo qui vuole affrancarsi dal proprio padrone ma è, in qualche modo, vinto dall’oggetto del suo sogno. Questo perché, in una società dai rapporti così iniqui, ai più miseri e deboli non è neanche consentito sognare (Infotel. 01101124777).
ANTONIO GARBISA
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