Videogames cattivi maestri Ora si punta ad informare
Nuove regole per la vendita dei videogiochi per tutelare i minori e dare strumenti informativi ai genitori sul gioco che stanno comprando per i figli. Scelta Civica ha presentato una proposta per disciplinare la materia «prevedendo l’obbligo di un’informazione adeguata per i potenziali acquirenti e sanzioni congrue per i trasgressori», ha spiegato Antimo Cesaro, segretario della commissione bicamerale per l’infanzia. La proposta parte dall’analisi dei problemi collegati agli effetti che alcuni videogiochi possono avere su bambini e adolescenti, in particolare per la percezione della realtà e della pericolosità di comportamenti violenti.
«Da una nostra ricerca del 2014- spiega il direttore generale del Movimento Italiano Genitori (Moige), Antonio Affinita- emerge come i videogiochi non adatti ai minori siano diffusi tra i giovani tra gli 11 e i 18 anni. Ne fa uso il 35,1% degli studenti di scuola media e il 43,5% di quelli di scuola superiore. La necessità di una legge che regolamenti e impedisca ad un minore di acquistare e di utilizzare videogiochi violenti che possono recare evidenti danni e conseguenze comportamentali e psicologiche nei nostri ragazzi è improrogabile».
L’INTERVISTA
Elio Sena è uno psichiatra molto addentro ai problemi dell’adolescenza. Con lui abbaimo affrontato il discorso dei videogiochi.
Videogiochi cattivi maestri. Ma non era uno dei fantasmi degli anni 90?
È ancora un problema, entro certi limiti: tutte le situazioni emotive marcate, se fruite da minori senza alcuna rielaborazione, insieme ai genitori, possono determinare vuoti interpretativi pericolosi per i minori.
L’autore del massacro di Columbine era un amante dei videogiochi violenti, e così pure il killer di Utoya. Non c’è un nesso tra la simulazione ed una strage vera, ma può un videogioco alimentare schemi violenti?
No, perchè allora anche la normale programmazione televisiva sarebbe pericolosa. Il vero problema è non lasciare soli i ragazzi e spingerli ad usare fantasia e capacità critica, in moda da sviluppare autonomia di pensiero. Il videogioco ha schemi prefissati. E poi mi colpisce il problema della solitudine, in questi casi: c’è una alterazione del concetto di concorrente che il minore subisce. Ha sempre un nemico da battere. Ma in realtà è da solo.
A.B.
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