Cuba e Grecia Adesso tocca a voi
Cuba e Grecia. Due nazioni, due popoli alla ricerca di futuro. Papa Bergoglio in Plaza de la Revolucion, tra i ritratti di Gesu’ e di Che Guevara, ambasciatore, del Paese del novantenne Fidel Castro, negli Stati Uniti perché sia tolto definitivamente l’embargo all’isola latino-americana.
L’embargo, dopo cinquant’anni, è uno strumento anacronistico, selvaggio e crudele: soprattutto grava sulla popolazione, lo stato di salute dei cittadini, soffoca la crescita, diffonde la povertà. Reintrodurre Cuba, avverrà tra brevissimo con il voto del Congresso americano, nel circuito del commercio mondiale cambierà molto, forse la stessa struttura politico e istituzionale incentrata sul partito comunista. Un paradosso, se volete: il Papa, volgarizziamo naturalmente, più no-global ha fatto di tutto perché Cuba possa ritornare ad aprirsi al mondo. Insomma, alla fine della fiera, questa strabombardata globalizzazione qualcosa di buono ha fatto, soprattutto togliendo molte persone dalla povertà. Woityla-Bergoglio: il Papa polacco fece crollare il comunismo in tutto l’Est; il Papa argentino citando l’eroe nazionale cubano José Martì apre uno squarcio all’autodeterminazione (del destino) dei popoli in America Latina.
Con meno allure mitologica e divinatoria, quello che fa Bergoglio per Cuba, in Grecia lo fa l’Unione europea. E’ un aggancio salvifico per i greci: non c’è scampo. Il futuro governo – ha vinto Tsipras ma se avesse vinto la destra era la stessa storia – ha un programma già scritto e l’ha scritto l’Unione europea. Da tempo. E’ la sola via, senza scorciatoie, da percorrere per rimettere in piedi un Paese sfibrato, scosso, da una crisi economica che ha scaraventato via, per un po’, ogni prospettiva di futuro.
La Grecia, come Cuba, deve risollevarsi e togliere l’embargo che non gli viene dall’esterno del Paese ma dall’interno, è nella mentalità dei greci spossati da una crisi senza precedenti. Il riscatto cubano, il riscatto greco sono, in entrambi i casi, nelle mani dei cittadini.
Li contraddistingue l’entusiasmo, a mille tra i cubani, sotto i tacchi tra i greci. L’ha detto anche il Papa ai giovani cubani: «Non smettete di sognare come invece hanno fatto molti coetanei in Europa».
MAURIZIO GUANDALINI
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