Anche Confindustria ora crede alla ripresa
ROMA Confindustria crede in una ripresa dell’Italia che resta però ancora «fragile» e «modesta». Il centro studi degli industriali ha alzato le stime del Pil e vede “rosa” anche sul fronte lavoro: il biennio 2014-2016 si chiuderà con mezzo milione di posti in più. Il Csc prevede che nel 2015 il Pil registrerà un incremento dell’1% (dallo 0,8% delle previsioni diffuse a giugno) e nel 2016 dell’1,5% (dall’1,4% di giugno). La ripresa però, avverte il centro studi, dipende soprattutto da fattori esogeni.
Il Paese splende di luce riflessa
«L’analisi della situazione attuale – si legge nel rapporto – suggerisce che il questo momento il Paese risplende più di luce riflessa che per meriti propri». Provvedimenti «inseriti in primo luogo nella legge di Stabilità che è in cantiere, possono rafforzare l’intensità del recupero dell’economia italiana, che rimane fragile e modesto rispetto al terreno perduto, alle spinte che arrivano dall’esterno e ai ritmi che sono necessari per chiudere la voragine di produzione reddito e occupazione scavata dalle due profonde e consecutive recessioni».
Per Squinzi si può fare di più
Secondo il numero uno degli industriali, Giorgio Squinzi, si può fare di più. Un ritorno della crescita economica italiana al ritmo del 2% l’anno è possibile, anche grazie all’azione riformatrice del governo. «L’1% o anche l’1,5% di crescita sono un buon risultato rispetto all’unica serie di numeri negativi che abbiamo vissuto in questi anni drammatici – ha detto Squinzi – ma dobbiamo puntare più in alto per rimediare ai danni della crisi e per il bisogno di lavoro, soprattutto dei giovani».
Occupati in crescita
Riguardo al numero degli occupati gli industriali prevedono che quest’anno continuerà a crescere, con una variazione in media pari a +0,9%. Nel 2016 registrerà un +1% e il biennio si chiuderà con 278 mila occupati in meno rispetto a fine 2007, ma con +494 mila rispetto al 2014. Di contro il tasso di disoccupazione calerà più del previsto: si stima per il 2015 un 12,2% (da 12,3%) e per il 2016 un 11,8% (da 12%). Dunque «con i giusti incentivi, l’Italia reagisce nei modi e con l’intensità attesi – conclude il rapporto di Confindustria – occorre fare di più e meglio».
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