Giampiero Gramaglia
8:37 pm, 16 Settembre 15 calendario

Propositi di secessione il pasticciaccio catalano

Di: Redazione Metronews
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Anche Roma è stata, ieri, per un giorno, una piazza dell’indipendenza catalana: non che i circa 500 tifosi ‘blaugrana’ arrivati per la sfida di Champions fossero paragonabili alla folla di 500.000, secondo il governo spagnolo, o di un milione e quasi mezzo, secondo la polizia locale, che venerdì 11 ha partecipato a Barcellona alla marcia per chiedere la secessione della Catalogna. Ma molti fra i tifosi erano indipendentisti convinti. Certo, lo sport, e il calcio, in particolare, che dello sport catalano è l’alfiere massimo, con la squadra a più riprese campione del Mondo, s’è spesso schierato per l’indipendenza: esempi, Peg Guardiola, che ora allena in Germania, e pure Piqué, che gioca in Nazionale, ma tifa Catalogna. A dieci giorni dalle elezioni regionali del 27 settembre, le liste indipendentiste, nei sondaggi, sono avanti: avrebbero la maggioranza assoluta dei seggi, sfiorando i 70, ma non dei voti, fermandosi sotto la soglia del 45%. In occasione della festa nazionale catalana della Diada, venerdì scorso, i manifestanti hanno invaso la Meridiana, il lungo nastro di 5 chilometri che attraversa la città, sventolando le bandiere (guarda caso) giallorosse della Catalogna al grido di “Via Liuvre a la Republica Catalana” (cioè, via libera alla Repubblica catalana).
E la via, in effetti, si aprirebbe se il presidente catalano uscente, l’indipendentista Artur Mas, riuscirà a trasformare il voto del 27 in un plebiscito per la secessione. Quella dell’11 è stata la quarta maxi-manifestazione indipendentista negli ultimi quattro anni.
Che, poi, non sarebbe proprio così. Il premier di Spagna Rajoy, un popolare, ha già fatto sapere, forte di un parere della Corte Suprema, che la Costituzione vieta la secessione d’una regione e che lui, quindi, non riconoscerà mai l’indipendenza della Catalogna. Mas, invece, progetta un processo di secessione, che sfoci, in 18 mesi al massimo, in una dichiarazione d’indipendenza unilaterale.
Il referendum in Scozia ha già dimostrato che la via della secessione nel cuore dell’Ue è complicata e controversa. Ma le tensioni dell’immigrazione e l’inefficienza dell’Unione, oltre che degli Stati nazionali, a risolvere i problemi gonfiano le vele dell’anti-politica e alimentano le spinte a costruire piccole fortezze etnico-linguistiche, nell’illusione che esse possano meglio resistere alle pressioni della storia e della globalizzazione.
GIAMPIERO GRAMAGLIA
vide direttore La Presse
 

16 Settembre 2015
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