Marina Rei: Mille difetti un grande amore
INTERVISTA. Più che un concerto è stata una festa di compleanno. Più che uno show è stato un regalo agli amici e anche a se stessa. Marina Rei riparte da venti. Tanti sono gli anni trascorsi dal suo primo disco in italiano. E li ha festeggiati con un concerto memorabile, il primo luglio, sul palco di Eutropia a Roma. Una serata magica, che porta ancora nel cuore. E non poteva essere realizzata che a Roma, a sottolineare il suo legame indissolubile con la sua città, che per lei da sempre è insieme nido e radici. L’abbiamo raggiunta in vacanza, al mare in una zona della Sardegna poco battuta dai vip. Disponibile come sempre ad aprirsi e a raccontarsi.
Un anno fa è uscito il suo ultimo album, intitolato “Pareidolia”, tra il 2014 e il 2015 si è esibita in numerosi concerti, ha girato tanto, altre date sono in calendario a breve, in questo scampolo d’estate, poi arriverà il momento di slegare la mente dall’agenda e liberare l’energia per nuovi progetti.
Cosa porta dentro dopo quel concerto-madre a Eutropia?
Un’emozione fortissima. È stata una serata unica e irripetibile, proprio come l’ho pensata e voluta. Avevo già suonato a Roma, all’Auditorium, ma la serata del primo luglio è stata progettata e programmata come un concerto diverso, in cui abbiamo dato spazio ai vent’anni di carriera, con una scaletta ad hoc.
Quando ci sono anniversari così importanti in genere si produce un best of, lei invece lo ha realizzato dal vivo e lo ha offerto ai suoi fan.
Sì, ho voluto fare loro un regalo, dedicato ai ragazzi che da sempre mi seguono, fin dal primo disco, e anche a me stessa. Un autoregalo, diciamo. Per l’occasione ho voluto anche un gruppo di musicisti ad hoc. Ho ampliato il solito gruppo con altri una formazione d’archi, e non solo. Tutto cucito addosso a quell’evento.
L’ha anche registrato? Ne farà un live?
Sì, ora con calma cerco di capire cosa farne. È stata una festa che ho voluto organizzare nella mia città, è stato un regalo anche a lei.
Come vive il suo rapporto con Roma?
In maniera viscerale. È un rapporto sentimentale e familiare: è la mia città, qui sono cresciuta, ho le mie amicizie, i miei posti del cuore, le mie radici. Roma è la città più bella del mondo, è la Storia che vive e si trasforma. Questo legame non cambierà mai ma devo dire che dal punto di vista professionale è faticosa.
Perché?
È assonnata, adagiata. E poi è scomoda, disorganizzata. Diciamo: un po’ giamaicana non essendo la Giamaica.
Mostra troppo spesso il lato oscuro?
Io amo il lato oscuro, delle persone, delle cose, delle città. Amo anche il mio lato oscuro. Qui però non si parla di lato oscuro ma di caos mal gestito. Cosa ben diversa. È un peccato perché Roma non è valorizzata. E non voglio fare il solito discorso di puntare il dito su un’amministrazione piuttosto che un’altra. Roma avrebbe grandissime risorse, ma non riusciamo a viverle nemmeno noi romani. Se attraversare la città con i trasporti è così complicato e faticoso, giusto per dire un aspetto della vita quotidiana, capisce quanto diventa difficile tutto.
E dal punto di vista musicale e professionale?
Tutta l’Italia è indietro da quel punto di vista, purtroppo. È un Paese appiattito nell’offerta culturale, standardizzato. Appena vai all’estero respiri un’aria di novità, sperimentazione, anche da parte delle etichette maggiori e non solo dalle indipendenti, che rappresenta un vento di energia che da noi non c’è.
Cosa le manca di più quando è in giro?
La mia città è tutt’uno con la mia casa, il mio nido. Sento la mancanza delle mie abitudini, delle mie cose. Roma è casa e come tale mi manca quando sono in giro. Rientrerò dalle vacanze nella situazione ideale: agosto è una città ancora più bella, senza traffico né caos. Peccato che come al solito troveremo tutto chiuso. Ecco, anche questi segnali allontanano una città dalle altre Capitali europee. Dovremmo abituarci a pensare in grande, a essere fieri della nostra bellezza e valorizzare al massimo le nostre risorse.
STEFANIA DIVERTITO
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