Deposito di scorie nucleari
7:52 am, 8 Settembre 15 calendario

Francia, scorie nucleari custodite tra le vigne

Di: Redazione Metronews
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Parigi. La campagna francese circondata dai filari di viti. Non viti qualsiasi, ma la casa dello champagne più pregiato. Nessuno direbbe che a pochi metri di qui c’è il più grande deposito in superficie al mondo di scorie radioattive, con una capacità di un milione di metri cubi di rifiuti. Siamo nella Champagne-Ardenne, nel deposito de l’Aube, aperto nel 1992: l’Agenzia nazionale per la gestione dei rifiuti radioattivi “Andra” ha dato 10 milioni in totale alle comunità locali, per infrastrutture, e versa 13 milioni di imposte annuali. 
Abbiamo visitato il deposito con la Sogin e il direttore del deposito italiano, Fabio Chiaravalli: «La tecnologia va avanti e infatti il nostro deposito avrà ua barriera di sicurezza in più – ci racconta anticipandoci le caratteristiche del deposito che per ora è solo un progetto su carta – Mi viene chiesto cosa possa accadere in caso di attacco terroristico: un aereo kamikaze si troverebbe di fronte un muro di cemento pieno, ma i rifiuti saranno custoditi dietro altre tre barriere. In nessun caso possono esplodere». È stato possibile osservare la fase di “inscatolamento” delle scorie. Un camion entra nella casa di cemento armato e rilascia i bidoni, poi va via. In Italia  invece le pareti saranno chiuse, mentre i rifiuti verrano depositati dall’alto con un sistema meccanico e un tetto chiudibile preserverà i bidoni fin quando le operazioni non saranno terminate. Poi si cementerà il tetto custodendo le scorie per sempre, o almeno per 300 anni. Resta aperta, per noi, la partita dei rifiuti ad alta attività: inertizzati in Francia e in Inghilterra torneranno per essere “temporaneamente” stoccati del deposito. Ma quell’avverbio non fa ben sperare per le prossime generazioni. 
 
Philippe Lievre è sindaco di Juzanvigny, a ridosso del deposito. Un comune piccolissimo, di poche centinaia di abitanti. Tutti insieme, i 21 comuni dell’area dell’Aube non raggiungono i 3mila residenti. Eppure nel 1990, quando arrivò la notizia della costruzione della centrale, si fecero sentire. «Per due anni – ci dice Lievre – abbiamo fatto resistenza. Ma l’Andra ci ha convinti».
Come?
«Sicuramente una parte importante è data dai finanziamenti generosi. Ma per noi è stata fondamentale la trasparenza. Si realizzano ogni anno 12mila analisi fisico-chimiche per controllare eventuale radioattività. E il Cli, il comitato costituito anche da autorità locali ha una finestra di dialogo con la società. Onestà e trasparenza: è fondamentale. E non bisogna nascondere i problemi: i rischi ci sono, ma bassissimi»
 
La situazione italiana
Prima doveva essere il 13 aprile. Poi furono richiesti altri 60 giorni. Il tempo di scavallare le regionali. Poi l’estate. Infine un comunicato del governo annunciava che il D-day sarebbe stato il 20 agosto. Ma il 20 è arrivato e passato e la Carta delle aree potenzialmente idonee a ospitare il deposito di scorie è ancora serrata nel cassetto dei due ministeri incaricati: Ambiente e Sviluppo economico. Secondo i bene informati nel dicastero di Gian Luca Galletti nessuno ha voglia di affrontare la bega: quando la lista sarà pubblica scatteranno manifestazioni e proteste. Con buona pace del percorso di trasparenza che la Sogin, la società pubblica che sta affrontando il decommissioning e si occuperà anche della costruzione del deposito, ha avviato, incluse pubblicità in tv. Per adesso tutto è fermo, ma in ballo ci sono 1,5 miliardi di euro: a tanto ammonta il bilancio a disposizione per la partita Deposito unico di scorie. Fischio di inizio che aspetta l’apertura dei cassetti ministeriali.
STEFANIA DIVERTITO

8 Settembre 2015
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