Crisi e conflitti abbattono l’inquinamento
Germania Il conflitto in Medio Oriente si sente letteralmente nell’aria. Un nuovo studio condotto da Jos Lelieveld, direttore dell’Istituto Max Planck per la Chimica di Mainz in Germania, ha confermato che le tendenze geopolitiche nella regione, come la guerra in Iraq e l’espansione dell’Isis, hanno un effetto sui livelli di inquinamento atmosferico, abbassando le quantità di emissioni nell’aria. Nel corso di un periodo di 10 anni, con l’aiuto dello strumento Ozone Monitoring su un satellite NASA il suo team ha raccolto i dati circa la quantità di biossido di azoto e biossido di zolfo nell’aria e ha scoperto che turbolenze politiche di lunga durata alterano in modo drastico le emissioni inquinanti.
Come ha fatto a fare una correlazione tra disordini e inquinamento atmosferico?
Il Medio Oriente è una regione che cattura l’attenzione con i tutti i problemi politici e i conflitti. Le variazioni atmosferiche e ambientali non sono altrettanto al centro dell’attenzione, ma in realtà sono altrettanto notevoli. E noi abbiamo scoperto che vi sono chiari collegamenti tra i due. Abbiamo osservato grandi cambiamenti atmosferici, negli ultimi 10 anni, unici al mondo, soprattutto perché vanno in direzioni diverse.
Mi parli del significato degli inquinanti da voi analizzati.
Gli ossidi di azoto sono fondamentali perché catalizzano la formazione di inquinamento da ozono, per il quale le condizioni atmosferiche in Medio Oriente sono ottimali. Azoto e anidride solforosa sono entrambi importanti per la formazione di particelle di aerosol. Stiamo mantenendo traccia di queste sostanze perché diminuiscono la qualità dell’aria e influenzano anche il clima.
Che cosa ha scoperto?
Nel periodo 2005-2010 il Medio Oriente è stato una delle regioni con la più rapida crescita delle emissioni di inquinamento atmosferico. Questo era legato alla crescita economica in molti paesi. È l’unica regione al mondo in cui questa tendenza al rialzo è stata interrotta l’inquinamento intorno al 2010, seguito da un forte declino.
Che cosa è succeso in Siria, Egitto e Iran?
In Siria e in Egitto, le rivolte e le crisi politiche hanno portato a pressioni economiche e sociali e conflitti, associati ad un inquinamento atmosferico fortemente in calo dal 2011. Mentre in Siria e Iraq i flussi di rifugiati hanno ridotto l’inquinamento atmosferico, è rapidamente aumentato in Giordania e soprattutto in Libano. In Iran, le sanzioni internazionali che sono state imposte nel 2006 e negli anni successivi, non sono in realtà visibili nelle nostre misurazioni. La situazione è cambiata quando il boicottaggio è stato esteso nel 2010. Dal 2010 si è verificato un forte calo dell’inquinamento atmosferico, comprese le emissioni di navi cisterna nel Golfo Persico. Le emissioni del trasporto marittimo internazionale nel Golfo sono diminuiti di un fattore di due.
Ha anche misurato l’inquinamento ad Atene, giusto?
Ad Atene l’inquinamento atmosferico è diminuito gradualmente fino al 2008. Questo è stato associato con l’attuazione di controlli ambientali in un periodo di relativa stabilità economica. Dal 2008, le emissioni sono diminuite drasticamente a causa della crisi finanziaria ed economica. Il decremento complessivo di biossido di azoto di Atene è stato grande come quello di Damasco, cioè circa il 50%, anche se a Damasco questo è accaduto dal 2011.
DMITRY BELAYEV / METRO WORLD NEWS
© RIPRODUZIONE RISERVATA