Gillenhall: In Southpaw la mia idea di famiglia
INTERVISTA. Sulla via della grandezza. Jake Gillenhall ha solo 34 anni ma lavora da quando ne aveva 10; una nomination agli Oscar per Brokeback Mountains; sino a ieri lo abbiamo visto trasformato, scheletrico, feroce in The Nightcrowler; ha appena presentato a Venezia, in capellona versione, Everest; e ora è nei nostri cinema in Southpaw, un pugile in una storia di riscatto.
Gillenhall, per lei una nuova metamorfosi. Come fa?
Ho lavorato sino a 6 ore al giorno in palestra, sono stato a dieta e ho frequentato molti pugili, cercando di capire un mondo a me sconosciuto. Mi spaventava l’idea di sembrare un finto pugile.
Non le pesano tutte queste trasformazioni fisiche?
Molto. Alla fine dei set sono stremato. L’ultimo giorno di riprese di Southpaw, quando mi son tolto la protesi dal viso sono crollato. In compenso ho ancora ottimi bicipiti.
Nel film combatte per sua figlia, vorrebbe diventare un padre?
Sì, è uno dei miei sogni. Al momento sono single, ma spero che succederà. Per ora mi godo le mie due nipotine, figlie di mia sorella Maggie che sono per me un punto fermo.
Che idea ha della famiglia?
Esattamente quella del film: qualcosa per cui bisogna anche far sacrifici e rinunce. È questa la cosa che ho amato di più del film. Insieme a un’altra.
Quale?
L’idea dell’uomo che combatte contro il sistema. Per questo avrei fatto il film ad ogni costo.
SILVIA DI PAOLA
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