Bertolino: “Perchè Expo sta facendo bene a Milano”
«Bisogna essere attraenti». Quindi «saper ricevere, saper curare gli ospiti. Accogliere i clienti con un sorriso vuol dire tanto». Come a Roma, Napoli e Bologna. Per Enrico Bertolino, Ambassador di Expo Milano 2015, l’esposizione universale è un’occasione per la città che non va sprecata. Ma che bisogna sapere come cogliere. «I prezzi dei ristoranti e dei bar forse sono un po’ troppo alti in città» spiega il comico a Metro. Lui, nato e cresciuto a Milano, vive quest’investitura come un privilegio. «Conosco Beppe Sala da tantissimo tempo, mi ha chiesto se avessi avuto il piacere di farlo e l’ho fatto».
È diventato Ambassador per amicizia, insomma?
Sì, per amicizia e per l’amore che ho per la mia città.
Che opportunità è l’Expo per la sua Milano?
Amo Milano, ci vivo e credo che debba utilizzare quest’opportunità al meglio. Soprattutto per il lavoro, che coinvolge tantissime persone.
Dà lavoro a tanta gente, ma ci sono state anche tante polemiche.
È giusto avere un occhio critico, ma poi bisogna anche capire cosa può darti un evento del genere. Le persone coinvolte nell’area di Expo che lavorano sono davvero tantissime. Poi su Milano l’indotto per il turismo fino ad ora non è stato notevole, ma bisogna saper offrire alle persone la risposta giusta a quello che cercano. Bisogna trovare i ristoranti aperti, magari anche ad agosto. E negli alberghi è tutto esaurito per luglio e agosto, credo quindi che un po’ di indotto lo porterà.
Cosa risponde a chi critica l’esposizione?
Non ricordo altri Expo che abbiano avuto un’organizzazione diversa. Trovo che si possa sempre fare meglio, ma io ho trovato tanto ordine e tanta pulizia. E, certo, poi anche tante persone che lo scambiano per un parco tematico, è vero. Ci vanno a giocare. Altri, che per il caldo, per 1,6 km del Decumano hanno avuto le visioni: forse qualcosa di diverso si poteva fare. Ma resta una grande rappresentazione internazionale. Rifiutare per l’Italia in questo momento sarebbe stato un errore: non potevamo dire di no. E i numeri sull’affluenza per ora confermano che non è stato un flop.
Cosa ha portato di positivo l’Expo a Milano?
«Non so quanti anni ci sarebbero voluti per il rifacimento della darsena o per riaprire alcuni musei. O per i lavori di arredo urbano a Isola, il quartiere dove vivo. Qui è stato fatto un campo di grano, senza Expo forse da quello spazio sarebbe venuto fuori un ipermercato. Sicuramente la positività di Expo è quella di creare aggregazione e di portare un esempio di civiltà. Le volte che sono stato io ho trovato una grande pulizia e poi ho notato che le persone utilizzavano gli spazi per fumare all’aperto. Mi è sembrato il sostitutivo dell’ora di educazione civica, che un tempo si insegnava a scuola: un modo per capire che la cosa pubblica è anche nostra, della città.
In tanti hanno criticato gli scontrini alti, lei cosa ha mangiato?
Sì, i prezzi in alcuni casi sono alti, è vero, ma dipende cosa mangi. C’è tanto street food di qualità. Nel padiglione olandese c’è anche l’humburger vegetariano, ci sono tanti bar e gelaterie. Nel padiglione del Brasile, poi, c’è la sostenibilità vera. Il mondo ha bisogno di evitare gli sprechi. Trovo, da questo punto di vista, molto interessante la Carta di Milano, anche se un conto è firmarla, un conto è rispettarla.
Lei cosa mangia per tenersi in forma? Che padiglioni consiglia?
D’estate in generale cerco di mangiare poco, per non avere le visioni. Ad Expo ho trovato eccellente il ristorante messicano, con la sua cucina molto speziata, come è giusto che sia, perché la cucina messicana è quella cosa lì. Come messaggio ai ristoranti di Expo direi invece di tenere sotto controllo i prezzi e gli orari: se dopo le 19 si paga 5 euro l’ingresso, magari si possono calmierare anche i prezzi dei piatti. Anche se ho visto che le code ci sono: io in due ristoranti ho dovuto desistere per l’attesa che c’era. Ma credo che sia tipico di tutti i grandi eventi.
Ma ad Expo si può mangiare bene anche senza spendere un patrimonio.
Sono amico di Davide Oldani, lo chef che ha inventato la cucina pop, di cui condivido i valori e le pietanze a Km0. Anche perché gli ingredienti che vengono da lontano incidono parecchio sul costo di un piatto. Poi per me l’alimento sano è di per sé una provocazione: le cose buone sono quelle che fanno male. Io quelli che mangiano 2 foglie di insalata e il riso scondito per poi ammazzarsi con i wurstel, non li capisco. Secondo me la soluzione del mangiare bene è nel bilanciamento e poi bisogna evitare i fritti tutta la vita. Io non li mangio dopo un intervento che ho fatto e quando mi faccio tentare, poi piango le lacrime del coccodrillo.
Bertolino, mangiare bene può cambiare la vita delle persone. Come ha visto lei con la sua onlus Pititinga in Brasile (lui è anche testimonial di ActionAid Italia).
I bambini non è che non mangiavano, mangiavano male. Con una nutrizionista abbiamo lavorato sul loro menu e adesso stanno bene. Si risparmia sul sistema sanitario nazionale e i bambini sono sani.
FRANCESCA GUINAND
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