L’Italia riconosca le coppie gay
STRASBURGO La Corte europea per i diritti umani di Strasburgo ha stabilito la violazione da parte dell’Italia del diritto al rispetto della famiglia e della vita privata, in quanto il Paese non fornisce un riconoscimento legale alle coppie gay per le quali «un’unione civile sarebbe il modo più appropriato per ottenere il riconoscimento delle loro relazioni», si legge in una nota a corredo di una sentenza emessa a seguito del ricorso di tre coppie omosessuali. La Corte sottolinea che la tendenza internazionale è verso il riconoscimento dei diritti delle coppie omosessuali, con 24 membri del Consiglio d’Europa su 47 che hanno già adottato legislazioni in questo senso. La Corte di Strasburgo per i diritti umani fa capo infatti al Consiglio d’Europa, un’organizzazione distinta dall’Unione europea, e di cui sono membri anche Paesi come Russia, Turchia e Azerbaigian.
I solleciti della Consulta
I giudici di Strasburgo chiedono dunque all’Italia di riconoscere i diritti delle coppie omosessuali, anche in virtù del fatto che «la Corte Costituzionale italiana ha ripetutamente richiesto tale protezione e riconoscimento». Il caso è stato portato davanti la Corte di Strasburgo da tre coppie di omosessuali uomini italiani che si sono visti negati più volte il riconoscimento legale delle loro relazioni dai tribunali italiani, nonostante siano coppie da tempo e in modo pubblico. «Ne consegue che si è verificato un conflitto tra la realtà sociale dei ricorrenti e la legge che non ha dato loro un riconoscimento ufficiale», scrive la Corte. I giudici ribadiscono invece che le relazioni omosessuali stabili «rientrano nel concetto di vita di famiglia». La Corte ha inoltre ritenuto che le norme italiane che consentono la coabitazione legale non sono sufficienti a proteggere i diritti delle coppie omosessuali, in quanto non permettono diritti quali quello agli alimenti o all’eredità.
Scalfarotto: scatto d’orgoglio
«Che arriviamo per ultimi già lo sappiamo. Ma Renzi è stato chiaro: entro il 2015 anche l’Italia avrà la sua legge sulle coppie omosessuali». È il commento di Micaela Campana, responsabile diritti del Pd. «Ho digiunato per venti giorni per spiegare che non avere una legge sulle unioni gay era un grave imbarazzo per l’Italia – ricorda il sottosegretario Ivan Scalfarotto – ora la Corte europea ha sancito ciò che era già ovvio a chiunque avesse gli occhi per vedere: mi auguro che il Parlamento italiano abbia uno scatto d’orgoglio». Ma una lettura diversa viene dal senatore di Area popolare Maurizio Sacconi: «La Corte ha ribadito che i Paesi membri possono liberamente regolare l’istituto matrimoniale riservandolo, come nel caso dell’Italia, alle sole coppie eterosessuali».
La legge è ferma da marzo al Senato
«Ora bisogna agire. Il Parlamento non può più rinviare, deve esprimersi chiaramente su un tema così centrale. Farò tutto quanto è nelle mie facoltà perchè ciò avvenga», così la presidente della Camera, Laura Boldrini. Ma il “Ddl Cirinnà” sulle unioni civili tra persone dello stesso sesso sia fermo al Senato, dove lo scorso 26 marzo è stato approvato dalla Commissione Giustizia. Il testo, in attesa di arrivare in Aula a Palazzo Madama, prevede la sottoscrizione dell’unione civile davanti ad un ufficiale di Stato civile e riconosce alla coppia gay diritti di assistenza sanitaria, unione o separazione dei beni, subentro nei contratti d’affitto e reversibilità della pensione.
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