Quattro tecnici italiani sequestrati in Libia
LIBIA Quattro italiani dipendenti della società di costruzioni parmense Bonatti sono stati rapiti in Libia nei pressi dell’impianto della Mellitah Oil&Gas, a ovest di Tripoli, quasi al confine con la Tunisia. Il sequestro è avvenuto domenica, mentre il gruppo dalla Tunisia rientrava in Libia ed era diretto verso l’impianto che esporta anche verso l’Italia. Per ora non c’è stata alcuna rivendicazione.
E dunque il caos e il vuoto di potere nel Paese -dove da mesi si contrappongono due governi rivali, il Congresso nazionale di Tripoli e il governo di Tobruk, riconosciuto dalla comunità internazionale – tornano a investire prepotentemente l’Italia. Non è chiara lamatrice del sequestro, anche se inizialmente qualcuno aveva gridato alla possibilità più temuta (ma in questo caso meno probabile), l’Isis. Secondo al Jazeera, i quattro italiani sono stati sequestrati da elementi vicini al cosiddetto “Jeish al Qabail” (L’esercito delle Tribù), le milizie tribali della zona ostili a quelle di “Alba della Libia” (Fajr) di Tripoli, in un’area -il villaggio di al Tawileh, vicino Mellitah – che fino a poco tempo fa era teatro di scontri e che solo di recente si è calmata dopo la tregua sottoscritta dalle milizie tribali e di Alba della Libia. Le milizie sospettate avrebbero un’alleanza col generale Haftar, nominato comandante generale dal Parlamento di Tobruk, quello riconosciuto dalla comunità internazionale. I quattro italiani sarebbero poi stati trasferiti verso sud. L’azienda mantiene per ora il riserbo sull’identità dei tecnici, che si chiamerebbero Gino, Filippo, Salvo e Fausto.
Roma Il ministro degli Esteri Gentiloni ha garantito tutto l’impegno del governo e dell’intelligence, ma non ha nascosto che «è sempre difficile dopo poche ore capire la natura, i responsabili» di un rapimento. Il titolare della Farnesina trova però nella notizia del sequestro «la conferma del fatto che è pericoloso restare in quel Paese». Il rapimento «dimostra l’urgenza di affrontare la situazione della Libia, che non migliora ma anzi peggiora» nonostante la tregua del 2 luglio, ha detto l’alto rappresentante Ue per gli Affari esteri, Federica Mogherini, incassando la solidarietà europea.
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