Smartphone: istruzioni per l’uso

In Italia non se ne è parlato molto, ma già nel 2014 una previdente mamma americana aveva stilato e pubblicato on line una serie di regole per l’utilizzo dello smartphone, prima di regalarlo al figlio. 18 punti che (nel giro di poco tempo) son diventati virali, circolando in rete, finché non sono stati tradotti in un libro, che ha avuto un gran successo. In un’era in cui i nostri figli sono iperconnessi, un decalogo condiviso da giovani e adulti di casa è l’unico modo per non sentirsi come Nuñez, il protagonista del romanzo di Herbert Wells, Il Paese dei ciechi. Al contrario dell’adagio secondo cui in un paese di ciechi un orbo diventa Re, dopo mille tentativi e peripezie, egli, come un genitore analfabeta digitale, rinuncia a interagire con un mondo – quello della #generationtech – che non capisce. Le “e-rules” sono semplici: non utilizzare il cellulare oltre una certa ora, mai a scuola o quando si fanno i compiti; mai a tavola; accordarsi coi genitori per un eventuale monitoraggio da parte loro (attraverso il rilascio delle password) dei social network frequentati dai figli, in modo da evitargli situazioni incresciose.
Ovviamente le direttive sono elastiche e si adattano al periodo: le maglie saranno più larghe durante i periodi di vacanza. Altra consuetudine è rispondere ai whatsapp dei genitori, utilizzando sempre le buone maniere. Insomma l’attenzione è rivolta alle regole generali di vita che devono esistere in una famiglia. Se si contravviene a qualche norma, il telefono può esser ritirato, con punizioni variabili. Il tentativo è quello di conciliare esigenze e visioni di adulti e adolescenti, cercando di crescere insieme, anche tecnologicamente. Ambito nel quale i giovani sovente battono i grandi. Un bell’esperimento di sinestesia culturale e generazionale.
ALESSIA CHINELLATO
giornalista
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