La Consulta boccia il blocco dei contratti
ROMA La Consulta ha giudicato «illegittimo» il blocco dei contratti nel pubblico impiego. Ma la pronuncia della Corte Costituzionale non riguarda il passato e non ha quindi effetto retroattivo. Quindi verrà evitato il buco di bilancio di 35 miliardi di euro paventato dall’Avvocatura generale dello Stato. Resta da valutare quali effetti ci saranno invece sui prossimi bilanci dello Stato.
La Corte, si legge in una nota, in relazione alle questioni di legittimità costituzionale sollevate, ha dichiarato, con decorrenza dalla pubblicazione della sentenza, l’illegittimità costituzionale sopravvenuta del regime del blocco della contrattazione collettiva per il lavoro pubblico, quale risultante dalle norme impugnate che prevedevano il blocco dal 2010 al 2013, e da quelle che lo hanno prorogato nei due anni successivi. Respinte invece le altre censure prospettate nei ricorsi.
I giudici hanno tenuto conto di una delle richieste avanzate, in subordine, dall’avvocato dello Stato Vincenzo Rago che, pur sostenendo l’assoluta legittimità delle norme sul blocco della contrattazione, aveva chiesto che, nel caso in cui la Corte avesse optato per una pronuncia di incostituzionalità, si tenesse conto di quanto previsto dall’articolo 81 della Costituzione, nella nuova formulazione, relativo al principio di pareggio di bilancio.
La sentenza sul blocco imposto dal governo Berlusconi, nel 2010, e poi confermato da Monti, Letta e Renzi, impone di interrompere questa prassi ormai consolidata.
Sindacati pronti a riaprire le trattative
Anche se con la sentenza contro il blocco dei contratti non si creerà un buco di bilancio, il governo dovrà mettere mano al portafogli per avviare la stagione contrattuale subito come invocano tutte le sigle sindacali, da quelle che hanno promosso i ricorsi (Confedir, Flp, Fialp, Gilda-Unams, Cse, Confsal-Unsa) a Cgil, Cisl e Uil. Tutti i sindacati hanno commentato la sentenza pensando soprattutto al futuro. Qualche critica è arrivata per il mancato riferimento agli anni passati, e con l’accusa di aver voluto andare incontro al Governo. Ma sostanzialmente la richiesta unanime è quella di riaprire subito la stagione delle trattative per l’aggiornamento dei contratti. «Ora non ci sono più alibi e scuse», afferma il segretario generale della Cisl Annamaria Furlan. «Il governo farebbe bene domani a chiamare le organizzazioni di categoria», commenta la leader Cgil, Susanna Camusso.
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