Maurizio Baruffaldi
9:30 pm, 16 Giugno 15 calendario

Umberto Eco, i “social” e gli idioti di una volta

Di: Redazione Metronews
condividi

L’OPINIONE Oggi ci sono legioni di imbecilli che scorazzano sui social. Così disse Umberto Eco. Non credo che gli imbecilli “una volta” fossero meno, e meno invasivi, perché sono da sempre i più compulsivi e contagiosi: condividere il pensiero becero è un esercizio gratificante, spesso cavalcato da chi – nei piani dell’Eco – dovrebbe metterlo a tacere. Si chiama consenso, e vola basso. La tecnologia conosce solo la marcia avanti e accusare i social per quello che sono è come scopare il mare. Un flusso inesausto e anarchico. I social esistono. Punto. Sono strade. Ognuno sceglie i suoi itinerari. I compagni di viaggio. Di non andare da nessuna parte. O dove gli capita. E guida come sa. Per un nativo digitale è anche informazione: un uomo che legge nascosto dietro un foglio giornale aperto per lui è una foto d’epoca. I social sono appena nati. Serve tempo, anche a chi non si volta indietro. Gli imbecilli hanno poca benzina; e figuriamoci pedalare, dove ci vogliono gambe e cervello. Resteranno indietro. La stolta giovinezza del mezzo si esprime anche nel riesumare ideologie morte, o nel compattare censori e istigatori intorno a qualche nuova ideologia prêt-à-porter. Ma la massa del social è composta da milioni di pagine arredate come fossero la propria stanzetta, con i peluche, le foto ricordo, i manifesti e i souvenir. E come la propria stanzetta sono frequentate da nessuno, o dal paio di timidi like di amici stretti o parenti. Fb offre la possibilità di esistere a tutti. Ma anche di dimostrare la più accesa, e ostinata, solitudine.
MAURIZIO BARUFFALDI
Giornalista e scrittore

16 Giugno 2015
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Il giornale
Più letto del mondo