Alessia Chinellato
5:00 pm, 14 Giugno 15 calendario

Attenti a Facebook quando lavorate!

Di: Redazione Metronews
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Seduti compostamente alla scrivania, vi applicate alacremente alle vostre attività. Per davvero, o per finta. Con una mano digitate quella lettera importante richiesta dal capo e nel frattempo occhieggiate la finestra aperta su Facebook, per non perdere la connessione col mondo, pronti a iconizzarla appena il collega di turno si avvicina troppo. Attenzione: stare eccessivamente sui social può mettervi nei guai. Se mantenete la chat attiva, così, per scambiare due chiacchiere senza farvi sentire da chi condivide la stanza con voi, tutti potranno vedere che siete on line, a meno che non vi mettiate in modalità “invisibile”. Twittare, postare foto o commenti, ma anche mettere un semplice like durante l’orario di lavoro, si configurerebbe come un comportamento illegittimo e sanzionabile. Da un lato c’è la tutela della privacy del lavoratore e l’inibizione a qualsiasi intromissione nella sua vita privata. Nulla toglie però, e questa è la novità epocale, che il datore di lavoro possa crearsi un account fake, cioè finto, e chiedere l’amicizia al proprio dipendente, controllandolo indirettamente, magari estorcendogli qualche brutto commento sull’azienda o sulla gestione manageriale. Non è reato: lo stabilisce una recente sentenza della Cassazione (n. 10955 del 27 maggio u.s.). Pedinamento online: così è stato definito questo archibugio informatico che è costato il posto a un operaio abruzzese. Avvalorato anche dalla geolocalizzazione. Il capo, infatti, è stato in grado di dimostrare ove il lavoratore fosse, cioè proprio in azienda, durante la sua intensa vita social. Data e ora dei post hanno fatto il resto.
Dietro una bella foto di chi vi chiede l’amicizia o comunque vi contatta, si nasconde sempre un’entità reale, che non sempre corrisponde. Attenzione a sbottonarsi col primo venuto. Ci si potrebbe rimettere il posto di lavoro o, quantomeno, inimicarsi il collega furbo che è riuscito maleficamente a imbambolarvi con qualche frase a effetto.
Escamotage: account privato, cioè inibito agli sconosciuti e aperto solo agli amici veri – preferibilmente non colleghi – al quale accederete solo attraverso lo smartphone, senza in alcun modo interessare la rete dell’ufficio che vi ospita. Disabilitare la geolocalizzazione. Non esprimere giudizi sull’azienda dove lavorate. Controllare i tag, cioè le cose che altri vogliono pubblicare sul vostro profilo, prima di condividerli. Forse fate prima a cancellarvi, dai social. Quantomeno rivedete tutta la vostra timeline e cancellate i post imbarazzanti.
ALESSIA CHINELLATO
giornalista

14 Giugno 2015
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