App mobilità
8:53 pm, 10 Giugno 15 calendario

Moovit: la community fa la forza

Di: Redazione Metronews
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INTERNET Facilitare la vita attraverso l’aiuto della comunità. E la formula – vincente – di Moovit, la app sulla mobilità presente in 600 città del mondo e che oggi conta 20 milioni di utenti, nonché partner di Metro in Italia. Un’espansione continua, se si pensa che solo nel nostro Paese  da aprile 2014 a oggi è sbarcata in 26 città. In pratica, la app gratuita permette di avere sul proprio cellulare tutti i dati in tempo reale su trasporti pubblici, treni, car e bike sharing e traffico. E presto si aggiungeranno anche i taxi. Il principio è sempilice: la app integra i dati ufficiali forniti dalle aziende di trasporto (dati statici sugli orari dei mezzi, dati in real time sui tempi di arrivo, avvisi di servizio) con quelli crowdsourced ottenuti grazie agli utenti (dati condivisi in forma anonima grazie alla geolocalizzazione dello smartphone durante il tragitto, dati forniti volontariamente sullo stato dei mezzi, notifiche e avvisi ricevute dagli operatori e da altri utenti). Si genera così una nuova fonte di dati assolutamente unica che, condivisa con gli operatori e con tutti gli utenti della app, migliora il servizio a vantaggio di tutti. E nelle città dove i dati statici non sono disponibili, ci pensano direttamente gli utenti. Una formula perfetta, visto che il 10% delle 600 città del mondo attualmente coperte dalla app sono state raggiunte proprio grazie all’apporto degli utenti.
A Nir Erez, fondatore e CEO di Moovit, relatore d’eccezione ieri all’UITP, il congresso mondiale sui trasporti appena chiusosi a Milano, abbiamo chiesto come vede il futuro della mobilità e come la tecnologia crowdsourced stia  cambiando il rapporto tra trasporto e utenti.
Mr. Erez, ci dica la formula vincente della sua società!
Il nostro successo dipende dal fatto che foriamo un  aggregare di tutto l’universo della mobilità – ormai molto frammentato – in un’unica app gratuita. Alcuni ci hanno definito dei “Robin Hood perché diamo un servizio senza ottenere nulla in cambio!
Tutto ruota sull’idea di community, voi siete stati dei pionieri del crowdsourced…
Certo. Sebbene si ritenga che ormai imperi l’individualismo, se offri  alla gente un buon motivo per unire le forze, come migliorare i trasporti (e quindi la propria vita), le comunità non solo si creano,  ma crescono e divengono protagoniste.
Di aggregatori ne nascono di continuo, voi in che cosa differite?
Nel fatto che di solito i competitor si concentrano su città con oltre un milione di abitanti. In Italia sarebbero forse tre. Noi invece, proprio perché ci sviluppiamo grazie alla gente, ci occupiamo anche delle città sotto i 200 mila abitanti. In Italia per esempio siamo in realtà come Taranto. In tutto sono 41 le città coperte.
Nelle istituzioni italiane c’è lo stesso dinamismo che domina gli utenti?
Le istituzioni sono più conservatrici, ma non possono ignorare che il mondo della mobilità stia evolvendo drasticamente. Spesso nasce prima il servizio grazie agli utenti e poi arrivano le istituzioni. Venezia è un caso esemplare: Movit vi è sbarcatagrazie alla community. Tre mesi dopo il lancio, il Comune ci ha chiesto di diventare partner. 
Ma se è tutto gratuito, lei che è un imprenditore, come guadagna?
Giusta domanda: per svilupparci abbiamo avuto fondi da venture capital e imprese private come Nokia e  Ferrovie francesi, che ci hanno permesso di crescere sotto il profilo tecnologico. In futuro inizieremo a sperimentare nuovi profili di business, come il tickenting via telefono. È un giro di affari da un miliardo di dollari l’anno. Un altro fronte sarà quello dei incorporare car sharing, car pooling e servizio taxi.
Se dice taxi, devo chiederle un parere su Uber (ieri il Tribunale di Milano ha confermato la sentenza di sospensione del servizio in tutta Italia)…
Più che di Uber, che è un grande player, e delle difficoltà legali che incontra nel mondo, parlerei della trasforazione del servizio taxi, che deve diventare complementare agli altri mezzi di trasporto. Quando sono sbarcato a Maplensa, potevo scegliere se spendere 90 euro di taxi per venire qui, o prendere il treno fino a Cadorna (12 euro), poi un car sharing (5/6 euro) oppure un tram (1,50 euro) o un taxi (12 euro). Questa frammentazione aumenta le scelte e va a favore del consumatore. Per questo (anche) il taxi deve cambiare. 
ANDREA SPARACIARI

10 Giugno 2015
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