Alessia Chinellato
6:20 pm, 3 Giugno 15 calendario

Tira una brutta aria per i #selfisti

Di: Redazione Metronews
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È di qualche giorno fa la notizia che in alcuni hotel di lusso del belpaese è fatto espresso divieto di utilizzare i cellulari a tavola, tenere la suoneria accesa nelle aree comuni e fare selfie, gli autoscatti di se stessi destinati a essere condivisi sui propri profili social, come Facebook, Instagram o qualsiasi altro network.
Il veto fa il verso a quello già applicato in molti musei esteri, soprattutto negli Usa, in Inghilterra e – in Italia – agli Uffizi di Firenze. La società evolve, ma anche la privacy stringe le proprie maglie.
O, almeno, ci prova. Non esiste nessuna regola scritta in Italia che vieti l’utilizzo dello smartphone in determinati luoghi. Negli ospedali e nei luoghi di culto – per esempio – cartelli invitano a silenziare i dispositivi mobili e a rispettare l’altrui privacy. Quante volte vi è capitato, al ristorante, di occhieggiare lo schermo del telefonino, piuttosto che quello della persona che avevate di fronte? Una ricerca americana dice che il 9% degli utilizzatori di cellulari li adopera perfino mentre ha rapporti sessuali, il 35 per cento al cinema, durante la proiezione del film, il 55% durante la guida e il 100% in bagno. Quindi, in alcuni luoghi chic, niente selfie stick: quell’odiosa asta telescopica che viene propinata agli angoli di ogni strada e che permette di fare autoscatti a distanza.
La privacy: un privilegio per pochi. Per tutti gli altri la penitenza di trovarsi a convivere con narcisisti ossessionati dalla frenesia globale del “tutto postare”: espansioni naturali della vita altrui. Selfati, pur non volendo, nell’alacre lavoro di autocertificazione di chi ci ruota intorno. Se alla mania fastidiosa si sostituisse un minimo di educazione, non saremmo una generazione malata di egotismo. Non genereremmo figli dagli occhi duri come pietre, capaci di illuminarsi solo di fronte alla calamità genetica di un tablet.
ALESSIA CHINELLATO
giornalista

3 Giugno 2015
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