Francesca Inaudi/Amref
4:00 pm, 26 Maggio 15 calendario

Inaudi: Io sto con Amref perché difende i diritti dei più deboli

Di: Redazione Metronews
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ROMA. “Sono arrivato/a sano/a e salvo/a!”.
Quante volte abbiamo detto questa frase nella nostra vita? e quante volte l’abbiamo detta pensando al senso vero delle parole?
Sano. Salvo.Ci hanno insegnato che la sanità è un diritto inalienabile, ci siamo resi conto crescendo che è vero e che è altrettanto vero che quando siamo sani abbiamo libero accesso al potenziale energetico che ci serve per svilupparci come individui e progredire, costruire, crescere.
È come il lavoro, che ti nobilita e ti fa sentire parte di una società, di un gruppo, di una famiglia. Lavoro e salute; perché se si è sani si può lavorare e grazie a ciò che si guadagna mantenere la propria famiglia, contribuire alla vita del proprio gruppo, muovere l’economia della propria società, salvarla a volte.
Che strano concetto quello di salvezza, così complesso, così fragile.
Basta così poco quando siamo piccoli a sentirci salvi: l’abbraccio di una madre, la protezione della famiglia, il tetto sopra la testa.
Quanto ci siamo abituati a dare per scontato che braccia, famiglia, tetto ci siano dovuti perché abbiamo avuto la fortuna di nascere in un paese di cui ci piace lamentarci ma che non è devastato da guerre, fame, miseria.
far a meno del superfluo
Eppure le emergenze migratorie degli ultimi anni ci hanno in qualche modo costretto di nuovo a riflettere sul significato del concetto di salvezza, a interrogarci sui motivi che spingono persone ad abbandonare la propria terra, che si presuppone amino intensamente, a lasciarla e rischiare la vita pur di salvarsi da fame, malattie, violenza.
Forse proprio la crisi che ha colpito anche noi, che ci ha obbligato a rinunce e sacrifici, che ci ha sorpresi impreparati a fare a meno del superfluo, ci ha in qualche modo messi di fronte alla nostra coscienza un po’ più nudi, un po’ più sprotetti e per la prima volta davvero ci ha fatto immedesimare, comprendere, compatire…
Morire per salvarsi. Che paradosso infame!
Morire per inseguire la dignità di reclamare un diritto inalienabile come la salute, la salvezza, la possibilità di un lavoro, le prime cose che ogni società civile dovrebbe garantire.
E se ci fosse un’associazione che lavora per abbattere quel paradosso?  Un’associazione presente sul continente africano che desse alle persone gli strumenti per lottare per quei diritti sul proprio territorio, per non aver paura, per non morire, per non ammalarsi ma soprattutto per non dover scappare?
Quasi 60 anni in Africa
Quell’associazione c’è, è Amref. Amref lavora in Africa da quasi 60 anni, contribuendo al suo sviluppo socio-sanitario, in particolare nelle aree meno raggiungibili e più disagiate e in oltre mezzo secolo di attività ha soccorso, curato e istruito milioni di persone. Non solo. Amref ha investito sulle risorse umane, ha dato a quelle persone una ragione per restare, per proteggere la terra che amano e nutrire i propri cari. Ha dato fiducia prima ancora che strumenti pratici. Insegnare a un’ostetrica che l’igiene è il fondamento della salute durante un parto significa limitare la mortalità infantile, le infezioni trasmissibili come l’HIV e significa anche insegnare un modello facilmente replicabile. Essere un’associazione presente sul territorio da così tanti anni consente ad Amref di intervenire in profondità, avendo coscienza e rispetto delle rigidità e delle tradizioni radicate in una cultura così variegata e complessa. Sostituire un’infibulazione(mutilazione dei genitali femminili) con un libro non è cosa che accade in un giorno, ma in anni di lavoro attento e cognizione che non è attraverso l’imposizione che si crea progresso.
Verso lo sviluppo
Restituire i diritti fondamentali alle popolazioni africane, insegnando loro come replicare ciò che apprendono è un primo grande passo verso lo sviluppo, verso quel sentimento di salvezza e di protezione che ognuno dovrebbe poter provare a casa propria. Un primo passo per fermare la fuga verso la morte, l’ignoto. Un primo passo per restituire il diritto a una vita dignitosa, sana, sicura nel loro paese. Io le persone che lavorano in Amref (in Italia, perché Amref è un’organizzazione a livello mondiale!) le conosco.
L’entusiasmo
Sono persone bellissime. Pulite, entusiaste, con negli occhi amore per quel che fanno, dedizione e una rara limpidezza. Sono persone che credono che vivere sullo stesso pianeta significhi condividere le conoscenze e i mezzi per migliorare la vita di tutti. Persone che credono che tutti gli individui siano nati uguali e che uguali debbano essere anche gli strumenti a disposizione del progresso di ognuno. Sostengo Amref, perché credo che la carità sia un bel sentimento ma debba essere applicata alla concretezza. Sostengo Amref perché se fossi malata, affamata, sola e disperata  così tanto da voler scappare dalla mia bella e amata Italia, vorrei che qualcuno mi fermasse e mi insegnasse come fare a cambiare idea e condizioni di vita. Sostengo Amref perché da quando li conosco ho reimparato il valore della parole sano e salvo e ho fiducia che possano fare tanto perché sempre più persone imparino.
 
FRANCESCA INAUDI
(attrice)
 
Una testimonial doc
Francesca Inaudi è un’attrice italiana nata a Siena nel 1977 testimonial di Amref.
Ha contribuito alla Campagna “Sano è Salvo”, che vuole ricordare a tutti che la salute è la strada per lo sviluppo globale. Una strada che porta all’abbassamento dei tassi di mortalità e di diffusione delle malattie infettive, insieme alla crescita economica. Crescita che può affrancare le popolazioni più emarginate dalla povertà e offrire stabilità.
La salute è di tutti. Un mondo sano è un mondo salvo: sono le parole d’ordine di Amref, che rinnova il suo impegno anche in Italia, mettendo al centro del proprio operato le comunità più svantaggiate. La salute del mondo passa per l’Africa. Il secondo continente più popolato al mondo è il più arretrato in fatto di salute.
Se l’aspettativa di vita nel mondo è di 70 anni, in Africa, nel 2011, era di 56 anni. Se nel mondo muoiono 48 bambini sotto i cinque anni ogni 1000 nati, in Africa questo numero è quasi il doppio (95).
 
 

26 Maggio 2015
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