Maurizio Guandalini
9:43 pm, 24 Maggio 15 calendario

Che noia che sono questi professori

Di: Redazione Metronews
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ROMA Dopo la Riforma della Scuola ritorniamo parlare di Riforma della Scuola. Avete letto bene. L’approvazione del testo alla Camera è un motivo in più per finirla con manifestazioni, sit-in e polemiche. Capisco che il “muoviti-muoviti”  occupa le pagine dei giornali e le vetrine dei soporiferi talk. Ma è incontestabile la brutta piega, il rotolone verso il fondo. Dentro l’affanno delle rivendicazioni, oggi, c’è di tutto, di più. Dai contrasti, minoranza-maggioranza, nel Pd alle opposizioni disfattiste dei 5 Stelle, novelli Robin Hood del sapere, fino alla narrazione infinita del comunista Vendola, per terminare con le prediche melense degli opinionisti-turnisti nei salotti televisivi. Dalle rendite di posizione dei sindacati fino alla disperazione del docente precario che non ha i titoli per mirare alle prossime assunzioni di massa.
Un minestrone che stanca
Questo bel minestrone sapete, alla lunga, che fa? Stanca. Annoia. L’immagine che più mi ritorna in mente, della protesta, sono gli insegnanti che urlano: l’ultima, la manifestazione al Pantheon, a Roma, dove un insegnante parlava parlava, senza sosta, di fronte all’attonito Cuperlo, leader della minoranza Pd. Indovinate su quale argomento? Il Pd. Che non è più il Pd di una volta. Una volta la sinistra. E via via. Una cara amica, con figli che vanno a scuola mi ha scritto: avevano qualche ragione, ma ora basta, stanno stancando, quel continuo io-io-io, centro del mondo, fanno tutto loro. Come dargli torto? Stanno perdendo quel largo strato di solidarietà che all’inizio era dato a piene mani. Perché anche nelle migliori famiglie poi c’è sempre qualcosa che non va, che non gira.
Manca una guida univoca
 
Nella protesta della scuola, l’ho già scritto, mancava e manca una guida. Troppi capoccioni si sono inseriti e ognuno vuole fare a modo suo. Inoltre è  un movimento che è diventato troppo “specialistico”, estremamente sindacale: soldi, stipendio, assunzioni, carriere. Di Buona Scuola, come vorrebbe discutere la maggioranza delle persone, c’è poco. Lo dico anche al premier Renzi che ha il merito di aver riportato la discussione sulla Scuola, ma gli sottolineo da subito, con la biro rossa, che il più è da fare. C’è da parlare di quello che viene insegnato, come, con quali strumenti e metodi, l’innovazione (ad esempio compiti a casa sì, compiti a casa no) e altro ancora. Meglio se è una  discussione senza demagogia, senza alcuna missione salvifica, senza slogan bolsi e retorici che, due per uno, ci ricordano chi sta al centro sul piedistallo e chi deve girare intorno.
 
MAURIZIO GUANDALINI

24 Maggio 2015
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