Eternit bis, grandi assenti al processo

TORINO Si ricomincia dall’udienza preliminare. Dopo la sentenza di prescrizione della Cassazione per le migliaia di vittime dell’amianto, parte da Torino un nuovo processo contro la Eternit e contro il magnate svizzero Stephan Schmidheiny.
Questa volta però l’accusa non è di disastro ambientale doloso, ma di omicidio volontario: reato, quest’ultimo, che non va in prescrizione e che come massimo di pena prevede l’ergastolo. Un processo nel quale a farsi notare sono le grandi assenze. A cominciare dalla presidenza dei consiglio dei Ministri e delle Regioni, Piemonte in testa, in cui si trovano gli stabilimenti della multinazionale, che hanno disertato l’udienza e quindi non hanno chiesto di costituirsi parte civile.
Costituzione, invece, che invece hanno presentato i sindacati Cgil, Cisl e Uil, una quarantina di familiari delle 258 vittime, l’Afeva, l’associazione vittime dell’Amianto, e il Comune di Casale Monferrato.
«Il nostro Paese è l’unico in cui si fa un processo e questo è un vanto per la giustizia di tutta Italia. È un caso che può fare scuola anche in altri Paesi» dice il procuratore Raffaele Guariniello.
La difesa di Schmidheiny, invece, annuncia battaglia. «Questo processo prima o poi si chiuderà perché c’è il ne bis in idem. I fatti sono gli stessi del processo precedente», afferma Astolfo Di Amato, avvocato difensore insieme a Guido Carlo Alleva.
REBECCA ANVERSA
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