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8:58 pm, 29 Aprile 15 calendario

Ok a prima fiducia su riforma elettorale

Di: Redazione Metronews
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ROMA «Almeno 50 deputati di Area riformista voteranno la fiducia», pur considerando «un errore» di Renzi averla posta sull’Italicum. È stato questo il punto di svolta politico della partita aperta nel Pd sull’approvazione della legge elettorale. Così il fronte del no si è assottigliato e il presidente del Consiglio-segretario Pd si avvia a chiudere con un successo la sfida con la minoranza. Mercoledì ha incassato la prima delle tre fiducie sull’Italicum, quella sull’articolo 1: 352 sì e 207 no. Sono stati 38 gli esponenti Pd che non hanno partecipato al voto (tra cui Bersani, Letta, Cuperlo, Bindi, Civati ed Epifani).
La strada è ancora lunga
Ma il premier continua a tirare dritto e, dopo il voto, twitta: «Grazie di cuore ai deputati che hanno votato la prima fiducia. La strada è ancora lunga ma questa è #lavoltabuona». Soddisfatta anche la ministra Boschi, che minimizza i 38 voti mancanti al Pd: «Siamo in linea con i numeri delle altre fiducie. È il primo passo». In tutto, alla maggioranza sono mancati 44 voti: 41 del Pd (38 esponenti della minoranza interna più le assenze giustificate). Gli altri voti mancanti sono ascrivibili alle file di Area Popolare: Beatrice Lorenzin in missione, De Mita, De Girolamo e Cera che non hanno partecipato al voto. Ma anche il vice segretario del Pd, Lorenzo Guerini, ridimensiona quanto accaduto alla Camera: «Il voto di fiducia è molto alto, il secondo più alto di tutta la legislatura. Si è contenuto anche lo strappo nel Pd». E rassicura i ribelli: «Non espelliamo mai nessuno». Resta però l’ultimo e forse più impegnativo scoglio che il governo dovrà affrontare: il voto finale a scrutinio segreto. Lì, dietro l’anonimato, potrebbero coalizzarsi i dissidenti Pd con parti delle opposizioni (Fi, Sel, Lega, FdI e M5S confermano il loro no).
Bersani: “Tornare al vero Pd”
«Non siamo prepotenti e arroganti, stiamo solo facendo il nostro dovere – rivendica Renzi nella sua enews – siamo qui per cambiare l’Italia. Non possiamo fermarci alla prima difficoltà. Se accettiamo anche noi, come accaduto troppo spesso in passato, di vivacchiare e rinviare, tradiamo il mandato ricevuto alle primarie, dal Parlamento, alle europee». Ma lo strappo c’è e Pier Luigi Bersani lo conferma. Scandisce l’ex segretario: «Io non esco dal Pd, nessuna scissione. Bisogna tornare al Pd, non uscirne». E accusa: «Lo strappo non l’ho fatto io, l’ha fatto Renzi mettendo la fiducia».
La mossa del M5S
Si pensa già ad un referendum abrogativo. Il Movimento 5 Stelle sta valutando una raccolta di firme – «aperta alle altre forze dell’opposizione e alla società civile» – per presentare un referendum abrogativo dell’Italicum, qualora venga approvato in via definitiva dalla Camera.
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29 Aprile 2015
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