Nepal
11:00 am, 27 Aprile 15 calendario

Nepal, il sisma fa strage Si cercano quattro speleologi italiani

Di: Redazione Metronews
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NEPAL C’è apprensione per la prolungata assenza di contatti con quattro esperti speleologi italiani che erano in spedizione in Nepal da alcune settimane. I quattro erano nel villaggio di Langtang, vicino  Katmandu, per compiere alcune discese in corda di canyon percorsi da torrenti. L’ultimo a contattare l’Italia telefonicamente è stato il marchigiano Giuseppe Antonini, che attraverso un apparecchio satellitare ha parlato con il fratello prima del terremoto e poi, subito dopo la prima scossa, con la sua compagna rimasta in Italia per tranquillizzarla. Da allora, solo silenzio. Nella spedizione, insieme ad Antonini, ci sono il trentino Oskar Piazza, il medico marchigiano Gigliola Mancinelli e uno speleologo di Genova. Quello dell’anconitano 53enne Pino Antonini è un nome molto noto nell’ambiente degli esploratori italiani, si tratta infatti di un tecnico di lunghissima esperienza e autore di diversi manuali di speleologia e torrentismo. Nel 2010 ha partecipato a una spedizione internazionale nell’abisso Krubera, considerato l’Everest degli speleologi: la cavità del Caucaso Occidentale che, scendendo sino a meno 2.191 metri, è la grotta più profonda del mondo.
Un altro allarme era scattato per due fratelli di Firenze dati inizialmente per dispersi in Nepal. Ma il 25enne Daniel e il 22enne Elia, questi i loro nomi, si sono poi messi in contatto con i familiari che non li sentivano da una settimana.  
Bilancio drammatico
Ha superato i 2.500 morti il bilancio, ancora provvisorio e destinato a salire, delle vittime del terremoto che sabato ha colpito il Nepal, il sisma più grave per il Paese dal 1934. Un’altra scossa prolungata (almeno due minuti) di intensità pari a 6,7 gradi della scala Richter è stata registrata nel pomeriggio (ora locale) con epicentro a una sessantina di chilometri a est della capitale. Essa ha causato una nuova valanga sull’Everest, dove una lastra di ghiaccio è precipitata per 800 metri colpendo nuovamente il Campo Base, dove sabato c’erano state 18 vittime. Il bilancio complessivo più recente denuncia la morte di 2.352 persone solo in Nepal (vittime si contano anche in India e Cina) e oltre cinquemila feriti. Interi villaggi distrutti sono isolati. Il premier Sushil Koirala ha lanciato un drammatico appello alla comunità internazionale per «aiuto e sostegno». «Riusciremo a superare questo momento, qualunque sarà il costo per farlo», ha affermato, chiedendo ai connazionali in questo momento «di fare il possibile «per salvare vite umane.
«Molti dei morti sono bambini. Siamo sommersi dalle vittime», ha affermato Pratap Narayan, del Teaching Hospital, che riunisce 12 ospedali nella valle di Katmandu. «Le persone non hanno dormito tutta la notte, raccolti nelle strade e negli spazi all’aperto. Centinaia di corpi sono accatastati nelle strutture sanitarie, gli ospedali sono pieni e migliaia di feriti sono sdraiati per le strade aspettando cure» racconta da Kathmandu il Segretario di ActionAid Nepal (per aiutare www.actionaid.it).
La regione è senza energia elettrica. Danneggiate le centrali idroelettriche. L’unico aeroporto internazionale del Paese, quello di Katmandu, è stato chiuso. Il centro della capitale e la valle di Katmandu con i suoi sette siti inseriti nella lista dell’Unesco, sono stati distrutti: la televisione nepalese parla del 90 per cento di stupa buddhisti, templi hindu e località storiche rase al suolo.
Si teme che nel picco della stagione, siano un migliaio gli scalatori nella regione.
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27 Aprile 2015
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