Massimo Blasoni
5:45 pm, 21 Aprile 15 calendario

L’Italia è divisa dall’economia

Di: Redazione Metronews
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ROMA Sono trascorsi appena quattro anni dalle celebrazioni dei 150 anni dell’unità d’Italia eppure nessun Paese europeo ha una coesione territoriale peggiore della nostra. Dopo oltre un decennio di processo federalista coesistono di fatto due realtà separate da un profondo divario socio-economico: da una parte il Centro-Nord, che presenta indicatori in linea con quelli di Francia, Germania e Regno Unito; dall’altra il Mezzogiorno, che soffre tassi di disoccupazione sempre più simili a quelli della Grecia.
Il tasso di occupazione registra infatti 32,2 punti percentuali di differenza tra la migliore e la peggiore regione: a Bolzano lavora il 71,4% della popolazione tra 15 e 64 anni, mentre in Calabria ha un’occupazione solo il 38,9% degli under 65.
Nessuno fa peggio di noi: la differenza tra la migliore e la peggiore regione spagnola in termini di occupazione si ferma al 18,7% mentre in Grecia questo gap è del 13,9%, in Germania è fermo all’11,1% e in Francia è solo dell’8,5%.
Questa realtà è figlia anche delle diverse condizioni che le aziende incontrano sul territorio. Osserviamo ad esempio i tempi per ottenere i permessi edilizi alla costruzione di un magazzino o un negozio: se a Milano sono i giorni di attesa sono 151 (inferiori ai 154 in Svizzera e ai 197 a Tokyo), a Palermo sono invece ben 316 (come in Iran e addirittura più dei 302 in Togo).
Paradossalmente l’Italia si colloca tra i Paesi che hanno la minore disparità regionale per quanto riguarda il costo del lavoro: un illogico elemento di rigidità che favorisce gli investimenti in territori con infrastrutture e servizi pubblici più efficienti. 
Queste condizioni richiederebbero una risposta dalle istituzioni ma purtroppo anche la governance locale soffre di un gap evidente tra Centro-Nord e Sud. Continuiamo così a parlare di tassi di occupazione o di crescita e calo del Pil nazionale indicando valori che sono la media tra due situazioni profondamente differenti.
La realtà dei fatti ci dice che le parti più avanzate del Paese riescono ancora a competere, sia pure con difficoltà crescenti, mentre ogni giorno che passa aumenta la crisi dell’intero Mezzogiorno. Il tema sembra essere uscito dall’agenda politica (il Def praticamente non ne parla) ma è una delle tante emergenze strutturali che andrebbero affrontate al più presto.

21 Aprile 2015
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