Milano
9:12 pm, 9 Aprile 15 calendario

Per un fallimento fa strage in tribunale

Di: Redazione Metronews
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MILANO «Mi hanno rovinato, volevo vendicarmi». Strage al tribunale di Milano, con tre morti e due feriti. Un imputato, sotto processo per bancarotta fraudolenta, fa fuoco in aula con una pistola 7.65 regolarmente detenuta e sfuggita ai controlli grazie al passaggio con un falso tesserino dall’ingresso riservato al personale, ai legali e ai magistrati. Prima uccide un avvocato e il suo coimputato. Poi un giudice, citato come teste. In tutto spara tredici colpi e si porta dietro due caricatori pieni.
Panico a Palazzo di Giustizia
Panico tra la gente che affolla gli uffici giudiziari, mentre scattano i primi soccorsi, l’evacuazione dell’edificio e la caccia al killer. Solo dopo si saprà che l’uomo è riuscito a fuggire, ma è stato bloccato a Vimercate. Tutto inizia pochi minuti prima delle 11: Claudio Giardiello, immobiliarista 57enne originario di Benevento ma residente a Garbagnate, si presenta nell’aula del terzo piano dove si tiene il processo a suo carico per la bancarotta della Immobiliare Magenta. Durante l’udienza ha uno screzio con il proprio legale, l’avvocato Rocchetti, che considera troppo remissivo. Rocchetti gli risponde rinunciando al mandato difensivo. In quel momento entra in aula un altro avvocato, il 37enne Lorenzo Alberto Claris Appiani, a sua volta ex difensore dell’immobiliarista, che doveva essere sentito come teste.
Inizia a sparare in aula
Non fa in tempo a finire di leggere la formula del giuramento, che Giardiello estrae la pistola ed esplode i primi proiettili uccidendolo sul colpo. Poi continua a sparare contro Giorgio Erba, coimputato come socio di minoranza della società, che morirà poco dopo al Policlinico. Ferisce con nove colpi Davide Limongelli (nipote di Giorgio) e manca di un soffio il pm Luigi Orsi. Ma la sua vendetta non è finita. Scende verso il secondo piano e sulle scale incontra il commercialista Stefano Verna, anche lui testimone del processo sul fallimento. Lo ferisce alle gambe e prosegue verso la sezione fallimentare. Qui entra nell’ufficio del giudice Fernando Ciampi, testimone al processo perchè aveva emesso una sentenza per il fallimento di una società collegata alla bancarotta dell’immobiliare Magenta. Uccide il magistrato con due colpi e fugge. Viene bloccato dai carabinieri a Vimercate, in Brianza, dove voleva uccidere altre persone legate al suo fallimento.
Nel varco riservato con un falso tesserino
Sarà un’inchiesta della Procura di Brescia a dover chiarire come Giardiello sia potuto entrare in tribunale con una pistola. Le telecamere hanno ripreso il killer mentre parcheggiava il suo scooter in via Manara (accesso secondario del Palazzo di Giustizia) e mentre entrava dall’ingresso alle 9.19. «Dalle analisi dei filmati – ha detto il procuratore Edmondo Bruti Liberati – si vede che mostra qualcosa, evidentemente un falso tesserino di riconoscimento». All’ingresso di via Manara, ha spiegato ancora il magistrato, non c’è un metal detector, «perchè si tratta di un ingresso riservato».
Renzi: “Falle sono evidenti”
Di «falle evidenti nella sicurezza» ha parlato il premier Renzi e il ministro della Giustizia Orlando ha assicurato «che saranno individuate». È il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, a chiedere che sia fatta «piena luce» sui fatti, perchè «non abbiano a ripetersi: ai servitori dello Stato va assicurato il massimo della sicurezza». Monta anche la rabbia nei palazzi di Giustizia. Alcuni magistrati dell’Anm hanno evidenziato che il «clima mediatico poco simpatico» nei confronti delle toghe può avere influito sulla tragedia di Milano. Ed è lo stesso Capo dello Stato a sottolineare che «attraversiamo tempi difficili. La crisi, che si protrae da anni, ha fatto aumentare le tensioni sociali».
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9 Aprile 2015
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