Jihad
9:50 pm, 8 Aprile 15 calendario

Il Risiko islamico è un conflitto globale

Di: Redazione Metronews
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ROMA Capire cosa succede in Medio Oriente non è facile. Gli attori sul tabellone sono molti: i jihadisti dello Stato islamico con i suoi affiliati, i residui di al-Qaeda, l’Iran sciita, i regimi laici di Egitto, Algeria e Tunisia, i Paesi religiosi sunniti ma anti-Isis come Arabia e Qatar. Gli attentati in Occidente rischiano di darci un’immagine deformata e frammentata di quanto sta accadendo nel mondo islamico. La vera posta in gioco è il potere in Medio Oriente. 
C’è da ricostruire un puzzle che mischia peculiarità locali e trama globale. I Paesi arabo-sunniti hanno da poco costituito nella Lega Araba una forza militare comune da schierare contro i nemici. Si pensa subito all’Isis, può venire in mente Israele, ma un vero rivale è l’Iran sciita. Basta guardare la mappa. Paesi laici come l’Egitto e religiosi come Arabia Saudita, Qatar, Giordania ed Emirati Arabi hanno sul campo forze armate in Iraq, Siria, Libia e Yemen. D’altro canto l’Iran sostiene con forza e aiuti militari alleati sciiti come gli Houti che hanno preso il potere in Yemen, il regime di Assad in Siria, il governo a guida sciita in Iraq, Hezbollah che governa in Libano. Lo Yemen rende evidente come sia violento lo scontro tra questi due blocchi, che però insieme combattono contro lo Stato islamico, realtà estremista sunnita che oltre a controllare vaste regioni ha soppiantato una decadente al-Qaeda come capofila e fonte di ispirazione per i gruppi islamisti che combattono quasi ovunque. Il confronto è aperto: l’Iran incassa successi, i sunniti si sono organizzati, i jihadisti hanno un messaggio forte capace di far presa. La guerra sarà lunga e complessa e cambierà la regione.
Forze in campo
Non si equivalgono né per numero, né per tipologia, né per qualità le forze sul tabellone mediorientale. Realtà laiche (in giallo) come l’Egitto, e realtà religiose (in rosso) come Arabia e Qatar sono Stati con Forze Armate regolari, come anche lo sciita Iran (in verde) affiancato da milizie come Hezbollah e Houti. Ci sono poi milizie organizzate come Isis (nero), Talebani (blu) o Boko Haram, forti di decine di migliaia di combattenti. Ci sono poi alcuni piccoli gruppi terroristici.
Lo Stato Islamico
Il Califfato o Stato Islamico (in nero) nasce da una costola estremista di al-Qaeda conquistando le regioni settentrionali sunnite di Siria e Iraq in contrapposizione ai governi sciiti (in verde) di Baghdad e Damasco. Dopo aver iniziato col terrorismo si sono organizzati sia come amministrazione che come forze armate. Contro di loro ma anche  tra di loro combattono anche i curdi (in viola), i ribelli laici dell’Esercito libero siriano (in giallo), i ribelli sostenuti dai sunniti non Isis (in rosso), i qaedisti di al-Nusra (in blu).
Al-Qaeda
Il gruppo fondato da bin-Laden e guidato da al-Zawahiri sta cedendo il testimone al più agguerrito Isis. Nel mondo molti gruppi che avevano giurato fedeltà ad al-Qaeda (in blu) sono passati sotto le bandiere nere del Califfo. La crisi di immagini e di consensi ha persino fatto ipotizzare un possibile scioglimento dell’organizzazione.
Africa
I jihadisti africani seguono una loro agenda ma sfruttano al-Qaeda e Isis per avere risonanza e instaurare alleanze. La zona del Sahel è rifugio di jihadisti legati ad al-Qaeda che per un po’ presero il potere a Timbuctu. Dalla Nigeria Boko Haram ha portato i suoi attacchi fino in Camerun, Ciad e Niger. Gli Shebab cacciati dal potere in Somalia esportano il terrorismo in Kenya.
Siria e Iraq
Uno scontro complesso sta cambiando la mappa della Mesopotamia. In Siria è in corso un tutti contro tutti dove l’Isis è solo uno degli attori. In Iraq c’è una coalizione anti-Isis instabile e vincente che mette insieme sciiti, sunniti, curdi, occidentali e Iran.
Libia
Il Paese è spaccato in due, e l’Isis è il terzo incomodo. Da mesi si fronteggiano in una guerra civile la coalizione laica che governa Tobruk e quella islamica che ha sede a Tripoli. Nel caos gruppi che si ispirano all’Isis hanno occupato Derna e Sirte.
Afghanistan
Nelle aree pashtun tra Afghanistan e Pakistan i talebani sono ancora forti e si preparano ad approfittare del ritiro occidentale, ma c’è chi dice che iniziano a dividersi tra chi vuole mantenere la fedeltà al Mullah Omar e ad al-Qaeda e chi guarda all’Isis.
Nigeria
I miliziani di Boko Haram sono passati da al-Qaeda all’Isis ma vogliono instaurare nel nord un proprio califfato. Nel recente voto, contro il presidente cristiano ha vinto un generale musulmano che ha promesso un pugno più duro contro i jihadisti.
Yemen
Lo Yemen dilaniato dalla guerra civile è epicentro di uno scontro fra Paesi sunniti e Paesi sciiti. Arabia Saudita, Egitto ed altri sostengono militarmente il governo deposto dai ribelli sciiti houti, appoggiati dall’Iran. E al-Qaeda mantiene un ruolo.
Proprio nella penisola arabica sale la tensione col rischio di un confronto armato fra Arabia Saudita ed Iran. Due navi militari iraniane sono salpate verso il Golfo di Aden per quella che Teheran ha definito una missione anti-pirateria. Ma Riad teme che l’Iran porti aiuto militare ai ribelli Houti che hanno preso il potere in Yemen e ha detto che interdirà alle navi iraniane l’entrata nelle acque territoriali yemenite. «La coalizione – ha dichiarato Riad – si riserva il diritto di rispondere a ogni tentativo dell’Iran di  armare gli houthi». A loro volta Arabia, Egitto e altri Paesi arabi sono intervenuti militarmente in Yemen a sostegno del governo deposto. Azione militare sunnita che l’Iran ha duramente condannato invocando una soluzione politica. Ieri negli scontri ad Aden sono morte almeno 30 persone. 
Le confessioni dell’islam
I musulmani si dividono soprattutto in due gruppi.
Sunniti: Costituiscono la maggioranza e danno importanza anche alla tradizione e all’esempio degli atti e dei detti del Profeta esterni al Corano (Sunna).
Sciiti: Credono che la guida religiosa debba rimanere nella famiglia di Maometto tramite il genero Alì.
OSVALDO BALDACCI

8 Aprile 2015
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