Stampa 3D
9:23 am, 7 Aprile 15 calendario

Adesso gli oggetti me li stampo in casa

Di: Redazione Metronews
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Innovazione. Un mercato in crescita del 40%, osservato con invidia dai settori più tradizionali. La stampa 3D è sbarcata ormai anche tra i consumer con una miriade di versioni e materiali. Dall’industria alle case, dove è possibile dilettarsi con l’hobbistica o cimentarsi in un’attività professionale grazie a software accessibili e costi già ridimensionati. Dai gioielli alla estrema personalizzazione di tutto quanto possa essere realizzato in filamento di plastica o Abs (una plastica più resistente), o in uno degli innumerevoli materiali innovativi (dal nylon alla fibra di carbonio) sul mercato. 
Secondo una ricerca di Canalys, ben 133 mila unità di stampanti 3D sono state commercializzate nel 2014 in tutto il mondo, il 68% in più rispetto all’anno precedente. Le case produttrici hanno dato vita a un volume d’affari di 3,3 miliardi di dollari, il 34% in più dal 2013, e i modelli economici sono i ¾ del totale. Il 42% di tutte le macchine sono dirette negli Usa, il più famelico di questi prodotti. La Zortrax, una delle più osannate 3D sul mercato, è stata realizzata da due ragazzi polacchi e sta conquistando un segmento importante: il mercato casalingo. Con 2mila euro si riesce a stampare prodotti in altissima risoluzione. Ora la Zortrax sta realizzando una produzione per la Dell. Il salto di qualità dell’azienda è assicurato. 
Ma anche l’Italia preme per stare in prima fila. È bastato fare un salto alla fiera milanese 3dHubs il mese scorso a Milano per accorgersene. Uno degli stand più affollati è stato quello della “piccola”, si fa per dire, FABtotum, start-up italiana avviata a fine 2013 e già capace di inquadrare per fine anno il target di tre milioni di ricavi. Prenotare una Fabtoum ti mette in lista di attesa per almeno 3-4 mesi. «La produzione è satura – ha spiegato uno dei fondatori, il 29enne Marco Rizzuto – Entro fine anno è già previsto però un raddoppio del personale».
La loro 3d è un cubo di 36 centimetri di lato, che oltre a stampare è scanner e  lavora “a sottrazione”, come una fresa domestica. «Il nostro prodotto è acquistato da hobbisti – spiega Rizzuto – ma anche da studi di design e di engineering, oppure da aziende di vari settori, tra cui il biomedicale». Lo scorso anno i pezzi venduti sono stati 1200 (ciascuno a 999 euro).  
 
Mi costruisco la casa ecosostenibile
È un’azienda italiana ad aver realizzato una stampante 3D in grado di stampare prodotti in argilla. La Wasp è acronimo di World’s Advanced Saving Project. 
L’azienda produce “normali” stampanti 3D e tramite il ricavato dalla vendita persegue un modello di sviluppo ecosostenibile, finanziando la costruzione di una stampante 3D gigante, ma snella nella cantierizzazione per costruire vere e proprie case  a basso impatto ambientale e costi contenuti. L’obiettivo? Portare una casa nei luoghi più difficili, con materiale reperibile in loco, un cantiere che si monta e smonta in mezza giornata e costi bassissimi.
E la loro punta di diamante è la Big Delta, una stampante di sei metri di altezza che deposita strati sovrapposti di un impasto di argilla, sabbia e fibre che, una volta induriti, costituiscono la struttura dell’abitazione.
Esistono già stampanti per l’edilizia ma la BigDelta ha una struttura semplificata e leggera, che la rende facilmente trasportabile e montabile: per montarla sono necessarie tre persone e un’ora di tempo. I ridotti costi di cantierizzazione e di materie prime, facilmente reperibili sul luogo, uniti alla possibilità di alimentare il dispositivo con fonti rinnovabili, potrebbero fare di questa macchina un gioiello dell’industria delle costruzioni sostenibili.
Il loro orizzonte è l’Africa Centrale ma anche arrivare in situazioni di emergenza, come zone terremotate o alluvionate. 
 
I numeri del mercato
Nelle stime di Gartner Group nel 2015 verranno consegnate nel mondo nel 2015 217mila stampanti 3D, nel 2018 saranno 2,3 milioni, con un giro d’affari globale (stampanti+materiali) di oltre 12 miliardi di dollari. 
Ci sono 6 stampanti 3d per ogni diecimila addetti in Italia, 8 in Europa. Se le piccole e medie imprese adottassero in modo massiccio questa tecnologia – sono le stime di Prometeia – l’impatto sui ricavi potrebbe valere almeno 16 miliardi di euro all’anno.
Come funziona
La manifattura additiva ha il vantaggio di “digitalizzare” una parte del processo produttivo, svincolando ad esempio la fase di prototipazione dalla classica lavorazione “ad asportazione”, effettuata con macchine a controllo numerico. Qui la filosofia è opposta: non si “sottrae” ma si aggiunge di volta in volta materiale. Con un semplice file, la stampante è in grado di realizzare in tempo reale un prototipo da mostrare al cliente, abbattendo drasticamente il   tempo  per sviluppare un prodotto e portarlo sul mercato.
STEFANIA DIVERTITO
 
 
 
 

7 Aprile 2015
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