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9:17 pm, 15 Marzo 15 calendario

La chiamata diretta? Il regno dell’arbitrio

Di: Redazione Metronews
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RIFORMA Il governo vuole la chiamata diretta dei docenti da parte dei dirigenti scolastici, liberi di attingere da “albi territoriali” in barba alle graduatorie di merito. E la sbandiera come una grande innovazione: ma è il punto più pericoloso del DDL sulla scuola. Perché mai un preside, da solo, dovrebbe fare una scelta più oculata di una apposita commissione esaminatrice, e sarebbe libero di ignorare una graduatoria pubblica fondata invece su vari esami e su una pluralità di titoli? Come può un preside valutare i docenti di qualunque materia? Così, si fa carta straccia dell’art. 97 della Costituzione (“nelle pubbliche amministrazioni si accede mediante concorso”). Dov’è il merito?
Ma c’è di peggio. La chiamata diretta prefigura nelle scuole il regno dell’arbitrio, delle preclusioni ideologiche, del favoritismo, forse anche del ricatto (c’è in palio un posto di lavoro statale). Quali “chiamate” farà un preside di sinistra, di destra, di centro? Avremo scuole sempre più orientate ideologicamente, assunzione dopo assunzione, ad immagine del dirigente. Oppure, visto che il preside decide ma è lo Stato a pagare: quanti “nipoti” e raccomandati saliranno in cattedra?  Chi rimedierà al danno provocato dalle “assunzioni” di un preside incapace o ideologizzato o corrotto?  Sì, dice Renzi che i presidi saranno valutati: ci crede davvero? E come e da chi verranno valutati? E, comunque, quale libertà di valutazione o d’insegnamento, garantita dall’art. 33 della Costituzione, potrà avere un docente per forza di cose “riconoscente” al suo immediato superiore? Sarebbe questa la buona scuola?
GIANFRANCO MOSCONI
 

15 Marzo 2015
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