Maurizio Guandalini
6:22 pm, 11 Marzo 15 calendario

Se gli ingegneri non vanno in catena di montaggio

Di: Redazione Metronews
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Della serie i danni della scuola (dei docenti e delle famiglie). Melfi, la Fiat assume, prende anche dei neolaureati. Qualche giorno di lavoro e 20 laureati si licenziano, se ne vanno. Non volevano lavorare in fabbrica, alla catena di montaggio. Loro avevano studiato da ingegneri e quindi non gli andava quel lavoro di fatica. Mi sembra di sentire i genitori: mio figlio è laureato non può fare l’operaio, ha studiato deve fare il lavoro per cui ha studiato. Un mio caro amico, storico e letterato, ha partecipato, di recente, ad un  incontro comunale (cittadina di 20 mila abitanti) dove si discuteva del destino di un vecchio teatro fatiscente ed è rimasto impressionato dalla quantità di giovani architetti (disoccupati) che gironzolavano in quel dibattito. La scuola, l’università in particolare, è un diplomificio dei passi perduti. Guardo i tanti studenti di comunicazione, ma che andranno a fare se i giornali chiudono? Qui sta l’ingrasso del vitello. Meglio i grandi numeri per fare fatturato che stringere la cinghia e avere dei risultati. Si è innestato un sistema farlocco per cui ai poveri ragazzi chiusi per anni dentro le aule universitarie si è detto di tutto e di più: se prendi questa laurea diventerai un manager blasonato. Se prendi questo indirizzo di studi farai faville e guadagnerai parecchio. Ci hanno così creduto che poi succede quello che è avvenuto a Melfi. E le famiglie invece di spingere i figli a tenere i piedi per terra li montano a puntino convincendoli che sono dei superman. L’economista Paul Krugman, premio Nobel, proprio in questi giorni, ha avuto un lampo di luce, arrivando ad una conclusione che non ho capito perché ha creato così stupore. Per Krugman è falso il mito che l’alto livello di istruzione garantisca lavori migliori e che la disoccupazione sia un problema di mancanza di competenze: è questione di potere. Ci permetta il prof.  Krugman di chiedergli se il potere, per lui, è un orrore, qualcosa da combattere o un traguardo. Siamo convinti che propende per la seconda tesi,  e quindi,  professor Krugman, converrà con noi che  se un ingegnere, all’inizio della sua carriera lavorativa, fa un po’ di catena di montaggio, ha più chance e conoscenze per poter ambire poi a posti e ruoli di maggiore responsabilità (e potere) di un ingegnere che rimane a casa ad aspettare il lavoro sognato, agognato e malversamente (!?) promesso.
MAURIZIO GUANDALINI
 

11 Marzo 2015
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