L’università è finita e “Fin qui tutto bene…”

CINEMA L’ultimo weekend. Dopo anni di convivenza, cinque studenti universitari sono al via, ai blocchi di partenza. Verso la vita. Sono all’addio e vivono gli ultimi tre giorni con compagni con cui hanno condiviso i momenti forse più eccitanti di sempre. A capitanare il pugno di giovani, il regista Roan Johnson, che firma “Fin qui tutto bene”, film premiato allo scorso festival di Roma e dal 19 marzo al  cinema.
È vero che il film doveva essere un documentario?
Sì, effettivamente sono stato chiamato dall’Università di Pisa per fare un doc sull’ateneo. Ho cominciato con le ricerche e son venute fuori delle storie buffe su amori e amicizie nate nelle case che gli studenti si spartiscono, ma avevo troppa roba per le mani e dovevo trovare lo spunto per sintetizzarla. Poi mi è venuta l’idea di circoscrivere il tutto in un week end di svolta.
Ma è un film sulla spensieratezza che precede l’entrata nella vita dei grandi?
Direi sugli anni che non sono forse i migliori momenti della tua vita, ma che di certo sono quelli che non si scordano più. Ma anche sull’amicizia e sul non arrendersi a nessun costo.
Girato ad ogni costo?
Si, gli attori dormivano nella casa in cui si girava; avevano i loro vestiti; c’era un solo macchinista. Se incasseremo più di 250 mila euro ognuno potrà essere pagato.
SILVIA DI PAOLA