BLASONI
2:24 pm, 19 Febbraio 15 calendario

Quelle riforme troppo lente

Di: Redazione Metronews
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Il cammino verso le riforme a cui il nostro Paese si è avviato è troppo lento e poco incisivo. Anche se alcuni provvedimenti vanno nella giusta direzione, la loro lenta attuazione rischia di vanificarne gli effetti. I tempi dell’economia sono più rapidi di quelli della politica. Renzi governa da un anno, prima di lui Letta era stato premier per un periodo di poco inferiore, ma ad oggi pressoché nessuna riforma strutturale è pienamente compiuta, compreso il Jobs Act che necessita dei regolamenti attuativi.
Sul piano economico – al di là dell’incremento del debito e della riduzione del Pil reale – è interessante mettere a confronto gli indicatori che con riferimento al medesimo periodo emergono dal report annuale di Banca Mondiale/Doing Business e da quello sulla competitività elaborato dal World Economic Forum.
Rispetto a due anni fa, il primo vede l’Italia scivolare al 141esimo posto al mondo (eravamo 137esimi nel 2013) e all’ultimo in Europa nel rank generale che misura la facilità del sistema fiscale per le imprese. Perdiamo 4 posizioni relativamente ai tempi per la concessione di permessi di costruire, 7 nelle formalità per la registrazione di una proprietà e addirittura 44 relativamente alla complessità normativa sull’attuazione dei contratti.
Il secondo rapporto colloca invece il nostro mercato del lavoro all’ultimo posto per efficienza in Europa e 136mo su 144 censiti nel mondo, facendoci retrocedere di 13 posizioni. Con riferimento a indicatori specifici, perdiamo 19 posizioni con riguardo alla collaborazione tra impresa e lavoratore e 15 relativamente alla complessità delle regole per licenziamenti e assunzioni.
Numeri che possono apparire astratti ma che in realtà si traducono in un grave incremento della disoccupazione, che secondo l’Istat nell’ultimo biennio è passata dal 12,1% registrato all’insediamento del governo Letta al 12,9% registrato a dicembre 2014: significa che ad oggi gli italiani senza lavoro sono oltre 3milioni e 300mila.
Il peggioramento della nostra economia non dipende insomma solo dalla crisi globale (numerosi Paesi europei hanno migliorato le loro performance) ma è in larga parte anche il frutto della nostra incapacità di riformare bene e tempestivamente.
 
MASSIMO BLASONI
Presidente del Centro Studi Impresa Lavoro
 

19 Febbraio 2015
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