Petrolio in Adriatico
10:38 pm, 15 Febbraio 15 calendario

Il greggio croato minaccia l’Italia

Di: Redazione Metronews
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Roma. “Non si prevedono impatti con i Paesi confinanti, escluso casi di incidenti”. Termina con questi inquietanti scenari la relazione del governo croato (Strategic Environmental Assessment, Sea) sul piano di trivellazione presentato 30 giorni fa. Scade lunedì 16 febbraio infatti il periodo di “dibattito pubblico” durante il quale era possibile presentare delle osservazioni, far sentire la propria voce. Lo ha fatto Greenpeace, lo hanno fatto le opposizioni: la commissione Ambiente della Camera del M5S ha scritto una lettera pubblica, anche in croato, chiedendo alla Croazia di ripensarci, e richiamando la grande forza dell’economia croata, cioè un turismo da 12 milioni di presenze l’anno. Ma sul fronte governativo tutto tace.
Eppure quello che sta pensando di fare la Croazia ci riguarda da vicino: il piano energetico prevede che il 90% dell’Adriatico croato possa essere trivellato.
Nella relazione, lunga 400 pagine, c’è un punto che ci riguarda da vicino: la zona Trezze San Pietro bordelli nelle acque del Friuli, una zona ricca di biodiversità che si trova pericolosamente vicina al “lotto1” del piano. Qui, si legge nella relazione, come la ricercatrice Maria Rita D’Orsogna fa notare, “non si può escludere un impatto”. Secondo la normativa europea l’Italia avrebbe potuto chiedere alla Croazia supplementi di studi, per conoscere il reale impatto possibile: l’Adriatico è un mare chiuso, che presenta già numerose criticità ambientali. Ma non è stato fatto.
L’agenzia croata  per gli  idrocarburi ha fatto sapere, sulla stampa nazionale, di non avere i fondi necessari in caso di incidente. Non sarebbe il caso di approfondire?
La professoressa D’Orsogna, una delle massime esperte di problematiche di idrocarburi in Italia, ha lanciato un appello ai presidenti delle quattro regioni che si affacciano sull’Adriatico e che recentemente hanno impugnato la legge Sblocca Italia (quella che facilita le trivellazioni nel nostro Paese): Zaia per il Veneto, Spacca per le Marche, Vendola in Puglia, D’Alfonso in Abruzzo. «Io spero  – ha scritto in un appello pubblico – che possiate voi prendere la situazione nelle vostre mani, senza che vi rincorrano appresso i cittadini. Spero che troviate il modo per instaurare un dialogo con la Croazia, chiedendo anche noi di partecipare secondo i canali ufficiali, perché il petrolio è di chi se lo piglia, ma l’inquinamento è di tutti».
SARA MELIS
 
 

15 Febbraio 2015
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