Bambini soldato
7:34 pm, 12 Febbraio 15 calendario

Per i bambini soldato la guerra non è un gioco

Di: Redazione Metronews
condividi

ONU Unicef, Intersos, Savethechildren, Dokita, Anvcg, Caritas sono alcune delle organizzazioni che hanno dichiarato guerra alla guerra, quella più orribile, quella che coinvolge i bambini non solo come vittime ma anche come carnefici, e cioè vittime due volte. Ma in un mondo dove la situazione della sicurezza sta peggiorando accrescendo i conflitti, c’è anche chi riesce ad ottenere dei risultati positivi. Tremila bambini soldati vengono rilasciati in questi giorni in Sud Sudan per essere accuditi e reinseriti. Quattromila piccoli ex guerrieri sono stati riportati a scuola in Congo. 150 ex baby-combattenti sono stati recuperati in Sierra Leone e a mille viene dato sostegno.  
Nelle antiche società in cui la guerra era una compagna quotidiana e familiare, i bambini venivano tenuti fuori dai combattimenti. Il mondo moderno invece, grazie alle armi che hanno sostituito lo scontro fisico, ha inventato la barbarie di togliere ai più piccoli i giocattoli per sostituirli con congegni letali. Secondo gli ultimi rapporti sono tra 250 e 300 mila i bambini soldati coinvolti attivamente nelle guerre. Il 12 febbraio si è celebrata la Giornata internazionale contro l’uso dei bambini soldato, per ricordare l’entrata in vigore, nel 2002, del Protocollo opzionale alla Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, concernente il coinvolgimento dei minori nei conflitti armati, uno strumento giuridico ratificato da 153 Paesi che stabilisce che nessun minore di 18 anni possa essere utilizzato nelle ostilità. Eppure ancora oggi in 23 Stati 57 parti in conflitto sono state richiamate dall’Onu per l’impiego di bambini soldato. Il crescere poi delle guerre civili in tanti Paesi corrispondono al diretto coinvolgimento di bambini, sempre più spesso anche al di sotto degli otto anni.
Sono Africa e Asia a fare la parte del leone in questo orrore. In Africa si registra il picco dei piccoli soldati. Le guerre civili che dilaniano il continente vedono in prima fila i bambini. Se grossi passi avanti sono stati fatti in Costa d’Avorio, Liberia e Sierra Leone, resta drammatica la situazione in Centrafrica, Ciad, Congo, Somalia, Mali, Nigeria, Sudan e anche Libia. In Asia si sono aperti nuovi teatri di guerra dei minori. Iraq e Siria hanno subito visto l’impiego di mini-combattenti, tradizione già presente in Medio Oriente. Un recente rapporto del Comitato delle Nazioni Uniti sui diritti del fanciullo ha denunciato gli abusi continuati dell’Isis sui bambini. Tra l’altro, l’arruolamento di bambini soldato sotto gli otto anni, ma anche l’impiego come kamikaze e persino un video in cui a un minore viene affidato il ruolo di boia per compiere un’esecuzione. Non migliora la situazione in Afghanistan, né in Yemen e neanche in Myanmar, dove ci sono minoranze in guerra col regime da ben 66 anni.
OSVALDO BALDACCI

12 Febbraio 2015
© RIPRODUZIONE RISERVATA