Ragazzi connessi Perché i divieti non servono
ROMA «Nessun genitore può impedire con successo a un figlio di connettersi ad Internet. È una battaglia persa in partenza»: a parlare così è niente dimeno che lo psicanalista dell’adolescenza Gustavo Pietropolli Charmet.
Come si fa allora a proteggere i ragazzi?
Prima di qualunque approccio il genitore deve capire che internet è una risorsa, la risposta moderna al bisogno di conoscenza, di amiciczia e di connessione con il mondo che tutti abbiamo, ma che negli adolescenti è ancora più forte. Per questo ha così successo.
Quando l’uso del web diventa patologico?
Quando il ragazzo lo sostituisce alla realtà. Lì c’è qualcosa che non va e bisogna intervenire, spiegare che c’è il rischio di perdersi qualcosa di ancora più importante, che è la vita stessa. Come per tutte le novità, insomma, come è stato per il telefono e la tv, ci si pone il problema dei limiti e delle regole. Senza isterismi però, non credo che un figlio su internet in camera sua corra più rischi di un ragazzo in strada all’ora del “coprifuoco” stabilita dai genitori.
Come agire contro i fenomeni del sexting e del cyberbullismo?
Anche qui, sarebbe inutile convincere un adolescente a non postare proprie foto sui social network, perché qualcuno potrebbe usarli contro di lui. Per un ragazzo essere bello e famoso è fondamentale e sul web belli si può diventare facilmente con photoshop. Raccontarsi on line diventa quindi inevitabile per raggiungere la “fama” almeno nella propria cerchia di amicizie. Il genitore deve indirizzare e vigilare, ma non impedire.
VALERIA BOBBI
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