Beni Culturali
9:28 pm, 4 Febbraio 15 calendario

Nella gang dei tombaroli molti insospettabili

Di: Redazione Metronews
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NAPOLI Maxi operazione “Artemide” contro il traffico illecito di beni culturali. Su disposizione della Direzione distrettuale antimafia di Napoli, i carabinieri del Comando Tutela Patrimonio Culturale hanno eseguito 147 perquisizioni, recuperando oltre duemila reperti tra anfore e vasi a figure rosse, frammenti architettonici e monete italiche. I siti più saccheggiati dai “tombaroli” erano quelli archeologici campani (Paestum e Pompei), pugliesi e siciliani, ma marginalmente anche quelli dell’area di Cerveteri.
Una gang di filiera
L’inchiesta ha portato alla luce un’organizzazione che gestiva sia l’attività di recupero clandestino che la vendita illegale di reperti. Una banda che copriva tutta la “filiera” del mercato illegale dei beni culturali, con contatti anche all’estero, e che operava in tutta Italia. Gli investigatori erano a caccia di una saldatura tra “tombaroli” e camorra, ma si sono trovati di fronte a qualcosa di ancora più inquietante: tra gli indagati, infatti, non compaiono solo personaggi che hanno precedenti specifici, ma anche insospettabili incensurati forse entrati nel giro criminale spinti dalla crisi. L’inchiesta è partita dal furto di una porzione di affresco dalla domus di Nettuno a Pompei.
Perquisizioni in tutta Italia
Le perquisizioni hanno interessato le province di Agrigento, Arezzo, Avellino, Bari, Benevento, Bologna, Brescia, Caltanisetta, Caserta, Catania, Cosenza, Enna, Foggia, Latina, Milano, Napoli, Pordenone, Roma, Salerno, Taranto, Teramo e Viterbo. Scavo clandestino, ricettazione e illecita commercializzazione di beni culturali sono le ipotesi di reato contestate. Già nelle fasi preliminari dell’inchiesta c’era stato il recupero di 874 reperti e l’arresto di tre italiani in Spagna.
Archeobancomat a causa della crisi
C’è persino un crollo dei prezzi dei beni culturali saccheggiati. Il territorio italiano è un colabrodo depredato del suo bene più prezioso, il patrimonio artistico-culturale. L’attività dei tombaroli è in crescita, ma soprattutto sta cambiando natura. Ci sono dietro grossi giri d’affari, ma anche l’azione spontanea di tanti privati che messi in difficoltà dalla crisi puntano a realizzare profitti facili. Il più delle volte si tratta di persone che conoscono i luoghi, come allevatori o agricoltori. Sarebbe per questo motivo che i prezzi del mercato nero di reperti trafugati sarebbero crollati del 70 per cento. I furti invece sono aumentati: in Sicilia ad esempio secondo il rapporto 2013 stilato dai carabinieri ci sono stati il 32 per cento di scavi in più rispetto al 2012. Il ministero dei beni culturali sta correndo ai ripari predisponendo pene molto più dure per questi reati.
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4 Febbraio 2015
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