Pietà. Mattatoio siriano ancora non si dà tregua

SIRIA «Siamo arrivati al quarto anno di conflitto in Siria e ci sono 12 milioni di persone che hanno bisogno di aiuto, 7,6 milioni di sfollati, 3,2 milioni di rifugiati, 200 mila morti stimati ma probabilmente sono di più, e un milione di feriti. Abbiamo 400 scuole chiuse e 290 siti archeologici gravemente danneggiati o distrutti». Questi i numeri citati al Parlamento Europeo da Staffan De Mistura, inviato Onu in Siria. Intanto è di almeno 1.354 persone uccise il bilancio confermato nel solo mese di gennaio. Una cifra base che certamente arriva ad almeno duemila nella realtà. Sono i dati documentati dagli attivisti della Rete siriana per i diritti umani, che possono contare solo una parte dei morti reali (e inoltre non comprendono l’Iraq). Secondo la Rete le forze leali al governo di Assad (responsabili anche ieri di un bombardamento a Duma) hanno ucciso 883 persone, tra cui 207 bambini e 54 donne. Ci sono poi le vittime dello Stato Islamico, degli scontri militari, della battaglia di Kobane e quelle tra le diverse milizie ribelli come al-Nusra o i laici. 
Sempre la Siria è il teatro della tragica questione degli ostaggi, appena terminata nel peggiore dei modi per due giapponesi.  Lo stesso Obama (che ha stanziato 8,8 miliardi di dollari per i ribelli siriani e l’esercito iracheno) ha detto che gli Usa lavorano intensamente per liberare una donna americana di 26 anni operatrice umanitaria rapita nel 2013. Intanto il Consiglio di sicurezza dell’Onu ha chiesto la liberazione «immediata, incondizionata» di tutti gli ostaggi ancora prigionieri. Tra gli altri c’è ancora padre Dall’Oglio, mentre la Giordania ha il fiato sospeso per il proprio pilota, se è vivo. 
In Iraq i jihadisti hanno organizzato a Mosul un rogo di libri cristiani, per bambini, di poesia e filosofia. E hanno attaccato un villaggio cristiano devastando una chiesa e abbattendo le croci.
OSVALDO BALDACCI