Robert Wilson alla Scala porta la sua Poppea
MILANO Un teatro simbolico e stilizzato, frutto di una suprema eleganza ma anche d’ironia, tenerezza e tagliente lucidità. Così ha abituato il suo pubblico il regista statunitense Robert Wilson, icona della scena contemporanea.
Da domenica al 27 febbraio, chiuderà la sua trilogia monteverdiana al Teatro alla Scala, dopo le felici prove in “Orfeo” e nel “Ritorno di Ulisse in Patria”, con la sua nuova messinscena dell’ultima opera di Monteverdi, “L’incoronazione di Poppea”, qui in coproduzione con l’Opéra di Parigi dove ha debuttato lo scorso giugno.
Composta nel 1642, agli esordi dell’opera, la vicenda racconta una storia di sesso e potere che sembra una fiction di oggi con protagonisti dei soggetti storici ben precisi come Nerone e Seneca.
In un’atmosfera di perenne blu e grigio, Wilson muove questi personaggi sul palco con grande ieraticità, facendoli assomigliare quasi a statue marmoree, complice anche il trucco bianco dei loro volti che li rende degni epigoni del teatro elisabettiano.
Così anche la sensualità e l’erotismo del libretto di Gian Francesco Busenello vengono contenute, arrivando a negare anche qualsiasi contatto fisico tra Nerone e la sua celebre amante, Poppea. Diretta da Rinaldo Alessandrini, l’opera vanta nel cast interpreti doc di questo repertorio come Leonardo Cortellazzi, Miah Persson, Monica Bacelli, Sara Mingardo e Mirko Guadagnini (Info: 02 72003744).
ANTONIO GARBISA
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