Ora per Alexis Tsipras la strada è obbligata
In Grecia finisce l’austerità? Finirà il rigore? Gli ellenici usciranno dall’euro? Calma e gesso. L’euro rimarrà la moneta greca (l’80% dei greci non vuole rompere ma trattare con l’Ue). Sul resto tutto è possibile. Su un punto destra, sinistra, centro – buona parte degli stati della fascia mediterranea (Italia, Spagna e Francia inclusi) – sono d’accordo: è ora di voltare pagina. Le ricette della troika – e dei rigoristi conservatori, Merkel in testa e dietro tutto il Nord Europa – sono fallaci.
Il programma di Tsipras è condivisibile in molte parti. Taglio del debito, investimenti e aumento delle pensioni: cosa c’è di così rivoluzionario? Tsipras deve lavorare di fino e con strategia (avrà il tempo?). Può essere la testa di ariete per altri paesi stanchi di stress-test. In Spagna si vota a novembre e Podemos (un frullato di grillini e Syriza) è la prima forza politica con lo slogan no all’austerità. Il capo delle sinistra greca è obbligato a portare a casa qualcosa. Non può disilludere chi ha sperato in lui. Quindi, ora, la partita si sposta in Europa e solo alleandosi con altri paesi (la Grecia è il 2% del pil europeo) arriveranno degli spiragli concreti (non a caso Syriza dice che Renzi sarà un ottimo alleato).
Alla fine i conti devono tornare. Alla Troika (Bce, Commissione europea, FMI), si può dire tutto il male possibile, ma i denari, in Grecia, li manda, senza sosta, permettendo al Governo di pagare stipendi e pensioni. Fare lobby, fare gruppo, dialogare per ribaltare le sorti di una Europa ancora troppo cieca, lenta e inadeguata alle sfide, è la sola strada possibile di Tsipras.
MAURIZIO GUANDALINI
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