terrorismo
8:58 pm, 8 Gennaio 15 calendario

“Nel caso Charlie Hebdo la religione non c’entra”

Di: Redazione Metronews
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MILANO Difficile in questo momento cupo pensare ad una relazione positiva tra l’Islam e l’umorismo. Eppure l’ arabista Paolo Branca, osservatore attento del mondo musulmano, ci ha scritto sopra un libro, con Barbara De Poli e Patrizia Zanelli, Il sorriso della Mezzaluna. «È folle pensare che un miliardo e mezzo di musulmani non sappia ridere, non ami la satira politica e non usi gli stessi meccanismi di allusione al sesso, ai bisogni fisiologici e in generale al capovolgimento delle situazioni per prendere in giro i potenti».
Anche su temi religiosi?
Circolano barzellette pesanti sugli imam zozzoni e arraffoni esattamente quante ne circolano sui preti. Ma anche sul Profeta. Per non parlare della satira squisitamente politica. Nel libro citiamo la rivista satirica marocchina Demain.  
Qualcuno dice che Charlie Hebdo esagerava, che erano blasfemi.
Per noi europei la libertà dell’artista deve essere illimitata. Per me la blasfemia è volgarità, non umorismo e in altre società più tradizionali viene considerata un tabù. Detto questo ciò che è accaduto a Parigi ha a che vedere con un discorso ideologico, non religioso, da parte di gruppi eversivi che hanno deciso di colpire un simbolo per alzare il livello dello scontro.
C’è il rischio dello scontro di civiltà?
 È un po’ come l’11 settembre di noi europei, sul piano simbolico. Ma ora non deve accadere una polarizzazione tra noi e l’Islam nel suo complesso.
 A questa generalizzazione non contribuiscono gli stessi musulmani? Questa volta si sono levate molte voci critiche ma in generale non c’è una certa opacità della società musulmana nei confronti dei fondamentalisti?
Parlano gli intellettuali, ma le maggioranze sono sempre silenziose. Però sbagliamo se consideriamo 30mila terroristi e fanatici dell’Isis per lo più mercenari come rappresentanti di un miliardo e mezzo di persone.  
Come  cambia l’Islam?
La lettura  della religione musulmana all’inizio era meno rigida, è diventata più intransigente negli ultimi due secoli, fino alla radicalizzazione politica degli ultimi decenni. Da certi settori della comunità mussulmane questi gruppi terroristici vengono considerati un po’ come le Brigate rosse dalla cultura di sinistra degli anni Settanta, compagni che sbagliano, inutile nasconderselo. Ma a questo abbiamo contribuito anche noi occidentali, per esempio lasciando che metà della popolazione siriana fosse costretta alla fuga senza muovere un dito o peggio.
PAOLA RIZZI
@paolarizzimanca
 

8 Gennaio 2015
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