Vent'anni dopo
3:00 pm, 5 Gennaio 15 calendario

A volte ritornano Duilio Poggiolini a processo

Di: Redazione Metronews
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NAPOLI A volte ritornano. Dagli anfratti di Tangentopoli riaffiora, dopo più di vent’anni, la figura di Duilio Poggiolini, ex direttore del Servizio farmaceutico nazionale, il cui nome ieri è di nuovo risuonato in un’aula di tribunale al processo sulle contaminazioni da sangue infetto degli anni Novanta nel quale Poggiolini è imputato per il reato omicidio plurimo colposo aggravato dalla previsione degli eventi e abuso di potere. L’udienza è stata riaggiornata al 27 aprile, poca cosa rispetto ai vent’anni di ritardo con i quali arriva in tribunale una vicenda tragica che riguarda la morte di centinaia di persone contaminate da sangue o emoderivati infetti. A spiegare l’incredibile ritardo una successione di rinvii, dichiarazioni d’incompetenza territoriale e clamorosi errori di notifica. 
La posizione di Poggiolini fu stralciata infatti per un difetto di notifica da quelle di altri 10 imputati, amministratori di case farmaceutiche italiane, anche loro sott’accusa. Dopo le indagini avviate dalla procura di Napoli all’inizio degli anni Novanta gli atti furono trasmessi prima a Roma, poi dopo una serie di istanze della difesa passarono al tribunale di Trento e successivamente nuovamente trasferiti nuovamente a Napoli. Secondo quanto accertato dalla Procura di Napoli, che ha ottenuto dal Gup Francesco De Falco Giannone il rinvio a giudizio lo scorso 3 dicembre, sarebbe stato usato sangue importato dall’estero prelevato da individui a rischio in un periodo in cui non esistevano test specifici contro l’Aids e l’epatite B e C così da generare contaminazioni che avrebbero portato anche a decine di decessi. Una strage che ha colpito soprattutto gli emofiliaci, costretti a frequenti trasfusioni, dovuta anche alle autorizzazioni concesse vendendo meno ai doveri di sorveglianza, almeno secondo l’accusa.
E così Poggiolini, oggi 85 enne, già iscritto alla Loggia P2, torna alla ribalta della cronaca giudiziaria che si occupò di lui nel 1993 quando venne arrestato dopo 15 giorni di latitanza, per aver favorito le aziende famaceutiche autorizzando rialzi di prezzi o inserimenti debiti di farmaci nel prontuario nazionale in cambio di mazzette. Oltre a considerevoli conti in Svizzera Poggiolini divenne fanoso per l’espediente di nascondere lingotti d’oro e banconote nei pouf e nei divanti del soggiorno. Condannato a 4 anni poi ridotto a 2 con l’indulto, fece solo 7 mesi agli arresti. Tra le attenuanti a suo tempo richieste dalla difesa, non accolte dai giudici, venne indicata anche la ricerca della ricchezza intesa come “fatto morboso”. METRO
 

5 Gennaio 2015
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