giustizia
4:09 pm, 30 Dicembre 14 calendario

Desaparecidos in Uruguay italiano processato a Roma

Di: Redazione Metronews
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GIUSTIZIA C’è anche Jorge Nestor Troccoli, il 67enne ex militare uruguayano dal 2002 anche cittadino italiano, tra i trenta sudamericani che saranno processati il 12 febbraio prossimo dalla terza corte d’assise di Roma per omicidio e sequestro di persona in relazione alla scomparsa e all’uccisione di sei cittadini italiani, avvenuta tra il 1973 e il 1978, nell’ambito del cosiddetto “Piano Condor”, l’accordo di cooperazione portato avanti dalle dittature di sette paesi e finalizzato all’eliminazione di qualunque oppositore al regime (sindacalisti, intellettuali, studenti, operai e esponenti di sinistra). Il rinvio a giudizio di Troccoli, che vive in Campania e la cui posizione era stata inizialmente stralciata rispetto agli altri imputati in attesa di processo (tra ex alti ufficiali, ex ministri ed ex Capi di Stato latinoamericani), è stato deciso dal gup Alessandro Arturi che ha accolto la richiesta avanzata dal procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo. Troccoli, stando all’avvocato Fabio Maria Galiani che, come difensore di parte civile tutela gli interessi della Repubblica Uruguay, è sotto inchiesta anche nel suo Paese di origine per altri casi di desaparecidos: «Abbiamo chiesto all’Italia – ha detto il penalista – di procedere contro Troccoli anche per i reati commessi nei confronti degli uruguayani, perché è paradossale che in relazione al procedimento penale pendente a Roma l’unico imputato italiano, che peraltro si trova in Italia, non sia colpito da richiesta di arresto». Troccoli, che è stato nel 1977 capo della Fusna, il servizio di intelligence della marina militare dell’Uruguay impegnato nella ricerca di informazioni sui movimenti sovversivi che agivano in clandestinità, in realtà era già stato arrestato dal gip Luisanna Figliolia il 24 dicembre del 2007 ma rimesso in libertà nel gennaio successivo: il tribunale del riesame aveva ritenuto non sufficienti gli elementi raccolti dalla procura. L’ex militare è stato uno dei primi ad ammettere l’uso della tortura negli interrogatori ma ha sempre negato di aver ucciso qualcuno: «All’epoca ero solo un sottotenente, raccoglievo e fornivo informazioni», la sua difesa.
C.CR.

30 Dicembre 2014
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