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5:33 pm, 17 Dicembre 14 calendario

Euro, che senso ha fare un referendum?

Di: Redazione Metronews
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UNIVERSITA’ Tralasciando il fatto che la Costituzione non prevede l’istituto del referendum consultivo. Dimenticandoci dell’espresso divieto, contenuto sempre in Costituzione, di sottoporre i trattati internazionali a referendum abrogativi. Un interrogativo di fondo rimane: che senso ha chiedere agli italiani di uscire dall’Euro? O meglio: a chi giova proporre un referendum sull’Euro?
Ai mercati no di sicuro, visto che anche solo l’annuncio di una raggiunta maggioranza anti-Euro in Italia farebbe crollare le borse, con relativi danni alle imprese quotate e, con effetto “domino”, l’intero sistema economico europeo. 
Non ne trarrebbero beneficio certamente gli italiani, che da un eventuale tramonto della moneta unica ne ricaverebbero, nell’immediato, una severa svalutazione dei beni posseduti ed un altrettanto drastica impennata di tutto ciò (e non è poco) che importiamo dall’esterno.
Ne risentirebbero negativamente anche gli “odiati” banchieri, che, di fronte ad uno shock quale quello creato dall’abbandono italiano, assisterebbero ad una perturbazione finanziario-monetaria senza precedenti e ad una fuga di capitali spinti lontano da tutto ciò che può ricordare anche vagamente l’Europa. 
Ma soprattutto ne uscirebbe ferita a morte l’Unione europea. Un singolo paese membro non può rigettare la politica monetaria, a meno che non denunci i Trattati su cui poggiano le istituzioni europee. Se l’Italia – costretta politicamente dal referendum – volesse andare fino in fondo in questo cupio dissolvi ed abbandonare l’Unione, quest’ultima non reggerebbe al colpo. L’effetto, a parte una crisi economica perfetta per il mondo intero, sarebbe riportare indietro le lancette della storia a subito dopo la seconda guerra mondiale. Ad un vecchio continente fatto di tanti statarelli, deboli, poveri, incattiviti e privi di futuro. 
A chi giova allora? 
In primo luogo a chi specula sui mercati finanziari, a cui non parrebbe vero di muoversi in un contesto caotico di tutti contro tutti e di oscillazioni vertiginose di ogni indicatore. Situazione ideale per trarre strepitosi guadagni puntando sul fallimento dei soggetti più deboli (Stati compresi).
Poi, guardando a casa nostra, un vantaggio immediato lo otterrebbe chi intende cavalcare comunque la tigre (o il lupo cattivo). Chi è disposto a sfruttare il malcontento diffuso individuando acriticamente un capro espiatorio su cui costruire un consenso popolare, tanto superficiale quanto autolesionista. 
A conclusione, è illuminante quanto sostenuto in merito dal Movimento federalista europeo: «Chi vuole davvero superare la crisi e rilanciare lo sviluppo e l’occupazione deve battersi per consolidare l’unione monetaria in una vera unione federale, controllata democraticamente dai cittadini, e smetterla di spacciare per realistiche le fallimentari ricette nazionaliste del secolo scorso».
FABIO RASPADORI 
 

17 Dicembre 2014
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