REPORTAGE
8:42 pm, 17 Dicembre 14 calendario

Ebola, faccia a faccia con il “Diavolo”

Di: Redazione Metronews
condividi

 Da lunedì scorso Claudio Camarca si trova a Freetown, capitale della Sierra Leone, dove resterà cinque settimane per documentare il lavoro dei volontari nel contrasto al virus Ebola. Ieri ci ha mandato questa corrispondenza.
SIERRA LEONE Risalendo una strada tempestata da buche spalancate nella sabbia, motociclette che ospitano tre passeggeri, ragazze ornate da pile di indumenti dondolanti sulla testa, venditori di qualunque cosa possa anche solo sembrare commestibile, bibitari dalla battuta pronta, ombrelloni storti come giunchi e cassette di arance sbucciate, e svoltando per una curva che lancia alla discesa, sulla sinistra, coricato in posizione fetale lungo il marciapiede sbreccato, il corpo riverso di un bimbo. Circondato da una squadra di recupero cadaveri. Un bimbo, otto/dieci anni, per me senza nome. Una altra vittima innocente di Ebola. Cosparso di cloro sparato dai contenitori  verdi. Imbragato in pochi secondi in un telo di plastica, nel silenzio assordante, riecheggiante incubi infantili, della folla accalcata contro la massicciata che porta alla collina. La squadra di recupero si dà gran voce, sono nervosi, impauriti, afferrano con la punta delle dita incamiciate nei guanti di protezione. Chiudono il bimbo alla vista. Chiudono il bimbo al sole, ai giochi, alla giornata appena iniziata. Nessuno tocca nessuno. Nessuno sfiora nessuno.
Forse dovevamo anticipare l’orrore
Guardano me aggirarmi in mezzo a loro e dare indicazioni alla camera che continua a filmare, impietosa, colpevole di esserci solo per causa del virus. Forse dovevamo anticipare l’orrore. Forse dovevamo sapere. Forse dovevamo occuparci. Lo alzano in quattro, imbozzolato nel telo, e lo scaricano di colpo sul retro del pick up. Altri bimbi commentano la scena. Nessuno chiede denaro. Nessuno mi viene vicino. Si portano di lato al mio passaggio, non vogliono essere sfiorati.
Se abbracci ti contagi
Il virus Ebola qui lo definiscono il Diavolo. Uccide gli affetti. Perché se abbracci, ti contagi. Se ti allontani dal prossimo, ti salvi la vita. Ha quattro miliardi di anni, sembra un monito alla cosiddetta vita moderna. Il pick up si invola urlando la sirena. Giro su me stesso e rientro sui miei passi. Sto cercando un senso a tutto questo. Ripeto cazzo un paio di volte. Il mio fonico, Alessio, annuisce a capo chino. Si accende una sigaretta fatta a mano. Annuisce di nuovo.
CLAUDIO CAMARCA

17 Dicembre 2014
© RIPRODUZIONE RISERVATA