BORSA
7:26 pm, 16 Dicembre 14 calendario

Il crollo del petrolio trascina giù la Russia

Di: Redazione Metronews
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ROMA «La situazione è critica. Un anno fa non potevamo immaginare questo neppure nei nostri incubi peggiori. Credo che l’esperienza accumulata in molti anni aiuterà a trovare la giusta soluzione e sopravvivere a questa situazione. Lo spero davvero molto». Mette i brividi la dichiarazione del vice capo della Banca di Russia, Serghei Shvetsov, a commento della caduta verticale del rublo che ha perso quasi il 50% del suo valore rispetto a euro e dollaro. La Banca centrale di Mosca è dovuta intervenire annunciando l’aumento del tasso di riferimento fino al 17%, il maggiore incremento singolo dalla crisi finanziaria del 1998.
Attenzione all’effetto domino
A trascinare la Russia nel baratro – oltre all’embargo con blocco dei prestiti deciso da Ue e Usa dopo l’annessione della Crimea e l’ingerenza militare in Ucraina, con conseguente fuga dei capitali degli investitori per 100 miliardi di dollari – è il crollo del prezzo del petrolio (solo ieri in mini-rimbalzo). La Russia ricava i tre quarti delle sue esportazioni dalle materie prime, su tutte petrolio e gas (il cui prezzo viene calcolato in base a quello del greggio), i cui proventi vanno a comporre metà del bilancio dello Stato. Si sta aprendo una voragine nelle entrate dei profitti energetici, con i quali Mosca paga ad esempio le importazioni alimentari che coprono metà del fabbisogno della propria popolazione.
Benefici scarsi, rischi enormi
E la caduta del greggio non si arresta. Il prezzo del petrolio si è quasi dimezzato in sei mesi, con un calo del 46%, di cui il 10% solo nell’ultima settimana. Sembrerebbe una buona notizia per i consumatori – anche se il calo non arriva quasi mai alla pompa – ma non lo è per la delicata stabilità dei mercati energetici. All’origine del deprezzamento c’è sicuramente la “guerra del greggio” avviata dagli Usa con l’aumento di produzione autarchica ottenuto con lo “shale oil” estratto con la tecnica del fracking. Ma c’è anche, soprattutto, il crollo della domanda che segnala una gravissima stagnazione dell’economia con focolai nell’Eurozona, in Giappone e in Cina.
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16 Dicembre 2014
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