Minori
6:05 pm, 10 Dicembre 14 calendario

In Italia per i bambini non c’è più lo spazio

Di: Redazione Metronews
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ROMA È la voce “dei bambini che vogliono la pace e l’istruzione” che Malala Yousafzai ha fatto sentire a Oslo, dopo aver ricevuto il Premio Nobel per la pace insieme all’attivista indiano Kailash Satyarthi. Lo dice la stessa attivista pakistana, che nell’ottobre del 2012 ha rischiato di morire, colpita da un proiettile alla testa dai Talebani che osteggiavano la sua campagna per l’istruzione femminile. “Questo premio non è solo per me – ha detto lei a Oslo – È per i bambini dimenticati che vogliono l’istruzione.  È per quei bambini spaventati che vogliono la pace. È per quei bambini senza voce che vogliono il cambiamenti”. Bambini, ha  proseguito Malala, che “non è il momento di compatire”. “Io sono qui per i loro diritti, per far sentire la loro voce – ha detto – È il momento di agire in modo che sia l’ultima volta che un bambino viene privato dell’istruzione”.
Malala ha aggiunto di essere “molto orgogliosa di essere la prima pashtun, la prima pakistana e la più giovane a ricevere questo riconoscimento” e di riceverlo insieme a “Kailash Satyarti, con il quale possiamo lavorare insieme e dimostrare che un indiano e un pakistano insieme possono raggiungere obiettivi in tema di diritti dei bambini”. 
Ma persino in Italia la situazione è preoccupante
Sempre meno spazi e opportunità per i bambini, stretti fra indigenza (oltre 1.4 milioni in povertà assoluta), la vita in aree metropolitane (dove si concentra  il 37% dei minori) spesso prive di servizi, una scuola “dimezzata” (tempo pieno per non più del 50% di scuole): lo denuncia Save The Children nel suo 5° Atlante dell’infanzia (a rischio) in Italia.
Un minore su 4 vive in appartamenti inadeguati e più di 65 mila nuclei familiari sono sotto sfratto; il 68% delle famiglie taglia la spesa alimentare; oltre 3 milioni di bambini non hanno letto un libro nell’ultimo anno; solo il 6% dei bambini gioca libero in strada e il 25% in cortile. Anche perché le città sono più matrigne che materne, invase di macchine e pericolose, spesso prive di spazi per garantire lo svago dei più piccoli e senza offerta di servizi minimi.
Ma c’è chi reagisce: avanza la “generazione parkour” e nascono le prime scuole “open space”. Cresce la rete dei Punti Luce di Save the Children – 11 aperti nel 2014 –  per dare nuove opportunità educative a migliaia di bambini, nell’ambito della campagna “Illuminiamo il Futuro”.
“Per rispondere concretamente all’avanzare della povertà educativa, soprattutto nelle periferie urbane, con il lancio della campagna Illuminiamo il Futuro nel maggio scorso, Save the Children ha aperto 11Punti Luce in 8 regioni e un altro sarà inaugurato con il nuovo anno, in collaborazione con associazioni partner. Si tratta di spazi ad alta densità educativa in zone prive di servizi e opportunità, dove bambini e adolescenti possono studiare, giocare, avere accesso ad attività sportive, culturali e creative. Inoltre i minori in condizioni accertate di povertà, vengono sostenuti da una dote educativa, un piano formativo personalizzato che consente ad esempio l’acquisto di libri e materiale scolastico, l’iscrizione a un corso di musica o sportivo, la partecipazione ad un campo estivo o altre attività educative individuate sulla base anche delle inclinazioni del singolo bambino. Sono circa 1.800 i bambini che nel 2014 hanno frequentano i Punti Luce aperti da Save the Children in Italia. La previsione è di supportarne 4000 entro il 2015, assegnando 1.000 doti educative e di aprire ulteriori Punti Luce”, spiega Raffaela Milano Direttore Programmi Italia-Europa di Save the Children.
“Ma soprattutto, ciò che vogliamo, è che vi sia una assunzione di responsabilità collettiva contro questa piaga che pregiudica il presente e il futuro di moltissimi bambini. È bnecessario e urgente varare un piano nazionale di contrasto della povertà minorile, che preveda, tra l’altro, l’estensione della cosiddetta nuova social card, ora sperimentata solo in poche città, a tutte le famiglie in povertà assoluta con minori, semplificando i criteri di accesso e rafforzando le misure di accompagnamento e valutazione. Allo stesso tempo vanno previsti interventi mirati per le aree più deprivate sul piano dei servizi per l’infanzia e l’adolescenza e delle opportunità educative. Per le periferie urbane più carenti, dove vivono moltissimi bambini, proponiamo di attivare “aree ad alta densità educativa”, sul modello francese delle Zones d’Education Prioritaires, all’interno delle quali garantire un forte rafforzamento delle offerte educative, scolastiche ed extrascolastiche,  valorizzando le risorse locali e mobilitando fondi europei”, conclude Raffaela Milano.
METRO

10 Dicembre 2014
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