Milano/Sipario (e non solo)
12:26 pm, 4 Dicembre 14 calendario

Un fantastico Carlo Cecchi spiega Il lavoro di vivere

Di: Redazione Metronews
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MILANO Interno. Notte. Una camera da letto in cui ci sono un marito e una moglie. Lei dorme. Lui cerca di capire la vita. “Il lavoro di vivere”, splendido testo di Hanoch Levin messo in scena da Andrée Ruth Shammah al Franco Parenti (fino al 21 dicembre), è un piccolo capolavoro. Piccolo perché in poco più di un’ora riesce a raccontare il “male di vivere” di tre persone.
Lui è Yona Popoch, un Carlo Cecchi semplicemente strepitoso che con la sua interpretazione rende viva e tangibile la disperata solitudine,  la paura per una vita fatta di “mezz’ore”,  costellata da fallimenti e priva di entusiasmi.
Lei è Leviva, la moglie (Fulvia Carotenuto), che da vittima delle elucubrazioni del marito in cerca di entusiasmi nuovi diventa carnefice e infine “madre”. Sarà lei a soffocare in un abbraccio “il lavoro di vivere” del marito, poco prima della sua morte (reale o solo scenica, poco importa).
E poi c’è Gunkel, il vicino di casa, interpretato da Massimo Loreto: ha paura di morire da solo nel suo letto e irrompe in piena notte nella casa dei due coniugi: lui è  l’altra solitudine. Quella di chi non ha nemmeno qualcuno vicino a cui poter “abbaiare addosso”.
Assolutamente da vedere.
PATRIZIA PERTUSO

4 Dicembre 2014
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