Petrolio
9:12 pm, 2 Dicembre 14 calendario

Petrolio, i prezzi bassi spostano gli equilibri

Di: Redazione Metronews
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ROMA Le raffinerie asiatiche hanno sospeso le importazioni di petrolio dagli Stati Uniti – iniziate lo scorso agosto dopo un blocco durato 40 anni –  in quanto il crollo dei prezzi ha reso più conveniente tornare ad acquistare greggio dai Paesi Opec.  Questi ultimi hanno deciso di  far calare il prezzo del greggio (meno 25 dollari al barile in poche settimane) mantenendo invariata la produzione.  
In tutto il mondo degli idrocarburi, e di conseguenza negli assetti geopolitici planetari, ci sono molte trasformazioni in atto. Come ci spiega Antonio Sileo, ricercatore Iefe-Bocconi e collaboratore de Lavoce.info.
Cosa sta succedendo nel mondo dei produttori di petrolio?
I prezzi sono bassi ma scenderanno ancora, perché l’offerta eccede la domanda. L’offerta è cresciuta più del previsto, anche per le produzioni non convenzionali degli Stati Uniti, cioè quelle che richiedono nuove tecniche di estrazione – tipo il fracking – perché i giacimenti sono intrappolati in realtà geologiche che non permettono un deflusso spontaneo del greggio. La domanda invece non è cresciuta quanto ci si aspettava. 
È un effetto della crisi?
Sì, ma oltre alla congiuntura ci sono fattori strutturali. Ci sono trasformazioni determinanti nei consumi. Almeno nei Paesi sviluppati il petrolio non si usa più nella chimica (basti pensare alla scomparsa delle buste di plastica) e il grosso dei consumi si concentra nei trasporti. La crescente efficienza dei motori non abbatte solo l’inquinamento, ma anche i consumi. 
Ci sono conseguenze internazionali?
Il prezzo basso cambia gli equilibri, incide sui bilanci degli Stati. La Russia ha difficoltà, ma a star peggio sono Paesi come il Venezuela. Meno entrate vuol dire più tasse e meno servizi, col rischio di rivolte sociali. Invece Paesi come l’Arabia Saudita lasciando abbassare il prezzo sopportano dei sacrifici ma hanno sufficiente margine per permetterselo e mantengono quote di mercato. Negli Usa perdono i nuovi piccoli produttori di idrocarburi non convenzionali, mentre le grandi aziende tradizionali non ci rimettono.
OSVALDO BALDACCI

2 Dicembre 2014
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